A Vino in Villa si delinea il futuro del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene: non il vino di un territorio ma un territorio che esprime un vino. E’ questa la volontà dei produttori presentata durante il Festival internazionale del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene. La manifestazione si è conclusa con un bilancio più che positivo: oltre 10.000 visitatori da tutto il mondo, la visita dei Consoli Generali della Corea, la presenza di circa 160 giornalisti, provenienti da Corea, Giappone, Stati Uniti, Russia Estonia, Polonia, Finlandia, Austria, Germania, Svizzera e molti altri Paesi. Una partecipazione di stampa internazionale che è cresciuta del 200% rispetto agli anni precedenti, a dimostrazione di un interesse sempre maggiore verso il vino simbolo delle colline di Conegliano Valdobbiadene. Un successo internazionale, quindi che, però, ha portato in questi anni anche a molte imitazioni dell’originale vino di Conegliano Valdobbiadene.
Verso la Docg – Per questo, come presentato dal Consorzio in occasione del convegno di Vino in Villa, si sta concludendo l’iter per il riconoscimento a DOCG per Conegliano Valdobbiadene. La nuova denominazione sarà Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e il nome di territorio diverrà quindi elemento centrale del messaggio. A quarant’anni dal riconoscimento a denominazione di origine controllata, quindi, il Consorzio di Tutela Prosecco Conegliano Valdobbiadene e tutti gli attori del territorio rilanciano con una nuova identità. Una scelta coraggiosa perché si decide il cambiamento in un momento di grande successo. La denominazione, che quest’anno compie quaranta anni, è infatti in continua ascesa con una produzione di 57.343.000 bottiglie e un giro d’affari di 370.000.000 di euro (dati 2008). I produttori di Conegliano Valdobbiadene hanno però la lungimiranza di proteggere il proprio futuro a quaranta anni dall’ottenimento della denominazione di origine controllata. La Docg, come spiegato dal Direttore del Consorzio Giancarlo Vettorello, avrà l’obiettivo di introdurrà anche, per la prima volta, il concetto di Rive, ovvero le sottozone che questo territorio sa esprimere. L’area di Conegliano Valdobbiadene, infatti, è particolarmente vocata all’espressione di cru, perché ogni collina presenta un diverso microclima, come diversi sono gli stili dei produttori. La denominazione, coraggiosamente, ha deciso quindi di rilanciare la propria identità e di farlo partendo dal territorio, rendendo il proprio spumante l’espressione di un’area. E se forse 15 – 20 anni fa prima si dava per scontata la bellezza paesaggistica di questo territorio, oggi si è capito che è un valore da tutelare. In questo senso, la candidatura a Patrimonio Unesco rappresenta un’opportunità unica e, a detta dei tecnici, il territorio di Conegliano Valdobbiadene ha le caratteristiche per ottenere il riconoscimento. Le colline di quest’area, infatti, presentano un ambiente fisico con una forma geologica e morfologica particolare, che nei secoli è stata plasmata dall’uomo, creando un vero e proprio paesaggio culturale. A fine maggio verrà presentato il dossier di candidatura, come annunciato da Leopoldo Saccon, responsabile del progetto.
Produttori – La volontà dei produttori di lavorare in questa direzione è data dalla convinzione che il riconoscimento Unesco contribuirebbe in modo essenziale a tutelare questo territorio e preservarlo per le generazioni future. L’idea quindi di candidatura non ha alcuno scopo di sfruttamento speculativo della visibilità che questo riconoscimento potrebbe portare ma vuole essere uno strumento per tutelare un territorio che per secoli si è ben conservato grazie ad una antropizzazione rispettosa dell’ambiente.
Futuro – Un progetto ambizioso e complesso, dato la presenza in Italia di 40 siti patrimonio dell’Unesco e che richiederà l’impegno di tutti, come spiegato anche dalla responsabile dell’Ufficio Unesco di Venezia, Marie Paule Roudil, intervenuta durante il convegno. Tuttavia, poiché nessuno di questi siti ha ottenuto il riconoscimento grazie alla viticoltura, questa candidatura si presenta come un progetto unico, per la quale la Roudil ha espresso i suoi migliori auguri.