La Commissione europea sopprime gli aiuti alla stagionatura e il Consorzio del Parmigiano-Reggiano non ci sta. “Questa soppressione – spiega il presidente Giuseppe Alai – rappresenta non solo un pesante aggravio dei costi per i produttori in una fase oltremodo critica, ma comporta anche il rischio di una immissione sul mercato di formaggio più giovane, con caratteristiche sensoriali, organolettiche e valori nutrizionali meno accentuati rispetto agli standard che lo hanno portato ad essere definito il “re dei formaggi”, ponendolo oltretutto in competizione con altri prodotti generici”.
Il ruolo della stagionatura – “Proprio la lunga stagionatura – prosegue Alai – rende infatti il Parmigiano-Reggiano un prodotto unico, e nella maturazione risiedono anche i suoi elementi distintivi sul piano della qualità: la decisione della Commissione tende dunque ad un appiattimento inaccettabile tra prodotti che si preparano in tre giorni e altri per i quali occorrono lunghi mesi, configurandosi come un danno esclusivamente a carico di quei formaggi che richiedono tempi lunghi prima di essere proposti al consumatore”. Ed è proprio su queste forme di appiattimento delle Dop e Igp che insiste il Consorzio nel contrastare alcuni elementi della Comunicazione sulla politica di qualità dei prodotti agricoli indirizzata dalla Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo ed al Comitato delle Regioni; un atto che in queste ore ha fatto seguito alla pubblicazione, nell’ottobre 2008, del Libro Verde, che detta gli indirizzi sulla politica agricola di qualità per i prossimi anni. “Se il Libro Verde diventa quindi uno snodo fondamentale per l’evoluzione della normativa di riferimento su Dop e Igp – spiega il direttore del Consorzio, Leo Bertozzi – vanno necessariamente considerati gli specifici elementi che determinano la qualità dei prodotti. Per il Parmigiano-Reggiano un elemento essenziale di qualità è il lungo periodo di stagionatura (mediamente di 24 mesi) che va ben oltre il periodo minimo previsto dal disciplinare di produzione (12 mesi), e solo grazie alla stagionatura si determinano quelle caratteristiche specifiche e distintive di struttura, aroma e sapore che permettono di offrire al consumatore un formaggio di altissima qualità”. “Peraltro – prosegue Bertozzi – la comunicazione della Commissione, che pure ha un intento lodevole, andrebbe completata in quanto risulta fragile nel momento in cui propone la semplificazione di riunire Dop e Igp, poiché questo coinciderebbe con un livellamento verso il basso delle Indicazioni Geografiche”. In sostanza, secondo Bertozzi, “con il Libro Verde e il dibattito che ne sta seguendo si sta perdendo l’opportunità di regolamentare a livello UE l’utilizzo e l’immagine delle denominazioni d’origine (le Dop) nei preparati alimentari – indicazione del caratterizzante – così come e’ già stato fatto nel nostro Paese”.
Consorzi non coinvolti – “La Comunicazione della Commissione – osserva il direttore del Consorzio del Parmigiano-Reggiano – non ha inoltre citato i Consorzi di tutela che detengono il marchio dei prodotti, lo valorizzano e lo difendono e, soprattutto, non ha citato la possibilità di dotare questi organismi della facoltà di gestire le quantità prodotte, che riteniamo sia uno degli elementi essenziali, insieme alla definizione dei prezzi minimi di vendita, della valorizzazione delle produzioni di qualità nel contesto del mercato aperto dell’Unione Europea”.
Le proposte del Consorzio del Parmigiano Reggiano – Per il Consorzio del Parmigiano-Reggiano, dunque, il documento della Commissione UE va ripreso in mano e profondamente rivisto, “perché rischia di corrispondere di più alle attese di prodotti generici e massificati che non alle esigenze di produzioni che hanno conquistato posizioni di leadership qualitativa puntando su artigianalità e forte legame con il territorio”.