Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha presentato oggi presso il Ministero alla stampa internazionale e nazionale le principali linee di azione della proposta, già presentata in sede comunitaria, per superare la crisi del settore del latte che sta attraversando molti Paesi europei: un piano di abbandono del mercato per 600 milioni di euro che consentirà di eliminare il 2% della produzione del latte su base Ue.
Il Ministro Zaia – “Oggi viviamo, a livello nazionale e internazionale, in particolar modo europeo – ha detto il Ministro – un momento di crisi del settore lattiero, e ci dobbiamo confrontare con la difficoltà di remunerare il latte sul mercato. Ma possiamo trarre profitto dalla crisi – come ci insegnano gli economisti – e approfittarne per attuare una profonda ristrutturazione del comparto, sia nel nostro Paese che a livello comunitario. Per questo lanciamo la nostra controproposta all’Unione europea: un piano di abbandono del settore per le aziende che si trovano già in condizioni produttive di marginalità.”
“I costi di produzione sono molto elevati, mentre il prezzo medio pagato ai nostri allevatori si aggira intorno ai 28-25 centesimi. Questo spiega la contrazione della produzione e dell’export, non solo del latte ma anche dei formaggi, con i nostri prodotti caseari di qualità in prima fila. Ma è un problema che riguarda l’Italia, come la Francia, la Germania, l’Austria, l’Olanda e tutti gli altri Paesi produttori. Non possiamo, però, chiedere ai nostri produttori di stravolgere i loro modelli produttivi e di adattarsi a prezzi di mercato non remunerativi".
La proposta – “Abbiamo elaborato – ha detto Zaia – una misura comunitaria che sia compatibile con gli aiuti agli agricoltori, ma che non si riduca a un intervento statalista, come quello immaginato dalla Commissione europea, che propone di usare 600 milioni di fondi europei per il 2009 e altrettanti per il 2010, quindi in tutto un miliardo e 200 milioni, per ritirare dal mercato latte in polvere e burro”.
“Abbiamo un ottimo rapporto con la commissaria Ue all’Agricoltura – ha precisato il Ministro –, ma in sede di Consiglio, lunedì scorso, non ce la siamo sentita di avallare la proposta sul tavolo. Così ci siamo ritrovati uno – l’Italia – contro 26. Noi però non ci diamo per vinti: continueremo a proporre il nostro piano nelle sedi successive, perché siamo convinti che quello di cui ha bisogno oggi non solo l’Italia, ma tutti i Paesi europei è un vero e proprio business plan imprenditoriale che utilizzi quei fondi per accompagnare fuori dal mercato quelle aziende che sarebbero comunque destinate a chiudere. I dati a nostra disposizione ci dicono che in Europa c’è un’altissima percentuale di aziende, l’80%, con meno di venti capi. Addirittura in Romania vi sono oltre 1 milione di stalle costituite da un solo capo, e non molto diversa è la situazione in Polonia. È ovvio che simili realtà sono destinate a scomparire. Basti pensare che dal 1988 ad oggi in Italia hanno chiuso 138 mila piccole aziende”.
Tagli – “Abbiamo l’occasione di togliere dal mercato 3 milioni di tonnellate di latte per ciascuna annualità, quindi in tutto il 4%, pagando gli allevatori circa 20 centesimi per ogni litro di quota; in tal modo realizzeremmo anche una crescita della dimensione media delle aziende. In un momento di contrazione come questo, sono convinto che moltissimi piccoli produttori sarebbero ben felici di adottare questa soluzione, vendendo la quota all’Ue per il tramite degli Stati nazionali, piuttosto che aspettare una chiusura che arriverebbe comunque. Proprio la crisi, con i prezzi così ridotti, ci offre l’opportunità di operare questa profonda ristrutturazione: è quindi un’occasione da non perdere per rilanciare il settore in modo duraturo e lungimirante”. “Voglio precisare che il nostro non è un piano né contro i piccolissimi produttori né contro le agro-industrie. In Italia, le industrie di trasformazione sono dalla nostra parte, perché sanno che comprare un tot di latte in polvere e di burro non è una soluzione che può funzionare nel lungo periodo, ma è solo un modo per tappare i buchi nell’immediato. Del resto, non è vero neanche che contribuirebbe a far risalire i prezzi di mercato". “Poiché siamo convinti di essere sulla strada giusta, già da qualche giorno abbiamo attivato presso il Ministero un tavolo di filiera per raggiungere un accordo in merito al prezzo del latte, ovviamente fatte salve le salvaguardie per tutti i segmenti produttivi”. “È un momento di grave difficoltà, non possiamo negarlo”, ha concluso Zaia. “Ma il Ministro è dalla parte degli agricoltori e degli allevatori, e se ci sarà bisogno rimarrà al loro fianco in ogni fase della crisi, per affrontarla insieme a loro”.