“L’olivicoltura in Toscana riveste una fondamentale importanza dal punto di vista ambientale, paesaggistico, sociale e culturale, ma risente delle ridotte dimensioni della maggior parte delle aziende, della bassa produttività degli oliveti, degli elevati costi di produzione e dei prezzi di vendita in diminuzione. Il compito della Regione è e sarà quello di creare le condizioni utili alla ripresa della produttività e della convenienza economica; per le piccole imprese marginali occorrerà individuare gli strumenti di sostegno a garanzia del loro ruolo di tutela del territorio e del paesaggio”. Lo ha detto questa mattina il presidente Claudio Martini nel suo intervento al convegno “L’olivicoltura toscana: come cambia il modello produttivo”, presso il frantoio degli Olivicoltori Toscani Associati a Cerbaia.
Etichettatura obbligatoria – “L’occasione mi sembra utile – ha aggiunto Martini – per ricordare la norma comunitaria che ha introdotto, dal 1° luglio scorso, l’obbligo di indicare l’origine dell’olio in etichetta e che di fatto regolarizza una precedente norma nazionale che aveva anticipato questa tematica. Si rende giustizia al mondo olivicolo che spesso si vede penalizzato in uno dei principali attributi di un prodotto, autentico valore aggiunto: l’origine. Certo contro il rischio di contraffazione i controlli devono essere efficienti. Saremo attenti a un rafforzamento delle attività di controllo svolte sia dall’Istituto Controllo Qualità del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che dagli altri organismi preposti ai controlli”.
I dati della Toscana – L’olivicoltura interessa in Toscana circa 97.000 ettari, oltre 15 milioni di piante, 70.000 olivicoltori, oltre 400 frantoi oleari, numerose imprese di confezionamento e dà luogo ad una produzione media di circa 170-180. 000 quintali annui di olio con forti oscillazioni (nel 2007 138.000 quintali, nel 2008 circa 180.000, non sufficiente neppure a coprire gli stessi consumi regionali). E’ una produzione tradizionale, di qualità ma costosa che deve competere con produzioni di qualità inferiore ma più meccanizzate e quindi meno costose.
Il progetto Mateo – Proprio per studiare strumenti di modernizzazione e razionalizzazione del settore, quattro anni fa è nato il progetto MATEO (modelli tecnici ed economici per la riduzione dei costi di produzione nelle realtà olivicole della Toscana), coordinato da Arsia e realizzato dalla stessa OTA in collaborazione con le tre università toscane. Costato 180mila euro, di cui 135mila a carico di ARSIA e 45mila come cofinanziamento dei partner di progetto, i risultati operativi di MATEO sono stati al centro della discussione davanti alla numerosa platea di addetti ai lavori. Possono essere riassunti in sei punti: rinnovo degli impianti,progettazione e gestione dell’oliveto, diffusione della meccanizzazione, azioni di formazione e divulgazione, compensazione della differenza di reddito nel mantenimento delle forme marginali attraverso la rivalutazione della filiera corta tipica, mantenimento dell’olivicoltura tradizionale per le sue funzioni paesaggistiche, ambientali e sociali da essa rappresentate. Sul fronte della valorizzazione delle produzioni possono inoltre essere citate alcune iniziative utili quali ad esempio quelle volte a favorire la filiera corta, le strade del vino e dell’olio, nonché tutte le campagne informative rivolte ad aumentare la consapevolezza dei consumatori nei riguardi delle caratteristiche delle produzioni di elevata qualità, in particolare quelle rivolte alle giovani generazioni ad esempio attraverso iniziative nelle scuole.