Rendere più identitario il prodotto, raggiungere un equilibrio qualitativo, interpretare al meglio le microzone di produzione per esaltare le caratteristiche organolettiche, stringere un patto con il consumatore attraverso la trasparenza del percorso di produzione. Sono solo alcuni degli obiettivi che hanno spinto il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ad adeguare il Disciplinare di Produzione del Vino Nobile di Montepulciano che dal 1966 aveva subìto l’ultima modifica nel 1999. Da allora la percezione del vino è cambiata, di pari passo con l’evolversi della tecnologia in vigna e in cantina e con una attenzione sempre più formata da parte del consumatore. "Mantenere il nuovo disciplinare nell’alveo dei disciplinari storici di Montepulciano – spiega il presidente del Consorzio, Federico Carletti – resta uno dei punti di partenza di questo lavoro di modifica, insieme al preservato concetto di qualità e territorialità che deve continuare ad essere il valore aggiunto del nostro vino. L’identità di Montepulciano si riconoscerà sempre più da quel che sarà nelle bottiglie di Vino Nobile, senza perciò inseguire le variabili tendenze del mercato".
Due anni di lavoro – Il percorso di adeguamento del disciplinare, che è partito da questi presupposti, è stato lungo e ha coinvolto ampiamente i produttori di Vino Nobile, che hanno dimostrato piena coesione. Un’apposita Commissione Qualità nel corso di due anni ha dato vita alla proposta che consegnata ieri, 30 luglio, al Ministero della Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per l’approvazione. Il lavoro si è svolto inizialmente attraverso una attenta analisi di quello che era “il vigneto Montepulciano”. In questa fase la Commissione ha verificato lo stato dei vigneti (altitudine, declività e l’anno d’impianto, oltre alla composizione del terreno, la densità degli impianti e la composizione varietale ed ampelografica). E’ stata compiuta anche un’approfondita analisi dei mercati degli ultimi 10 anni, il tutto considerando anche la qualità dei prodotti attraverso numerose sedute di degustazione.
Meno canaiolo – In sintesi, gli adeguamenti del disciplinare di produzione del Vino Nobile di Montepulciano riguarderanno diversi aspetti, a partire dal ridimensionamento del ruolo del “Canaiolo” in quanto non risulta il vitigno di riferimento per la produzione del Nobile. Limitato ad un massimo del 5% l’uso delle uve bianche per il Nobile, ormai una pratica da tempo abbandonata per la produzione dei rossi locali, ma necessaria per la produzione del prezioso Vin Santo di Montepulciano. Resta invariata la percentuale minima di Sangiovese (detto Prugnolo Gentile a Montepulciano, il vitigno principe del territorio e che nel primo disciplinare degli anni ’50 era previsto tra il 50 e il 70%), con un minimo del 70% fino a un massimo del 100%. Sono semplificate le norme che disciplinano l’utilizzo di vitigni complementari, lasciando così maggiore flessibilità ai produttori negli anni a venire, in quanto è convinzione del Consorzio che a connotare il vino a Montepulciano debbano essere sempre più il territorio, la serietà dei produttori e la trasparenza verso la clientela.
Sempre più qualità – Le iniziative di adeguamento del disciplinare sono quindi volte a stimolare l’incremento qualitativo a tutti i livelli della produzione territoriale. A ciò è dovuta anche la scelta di autodisciplinare la limitazione delle produzioni nelle annate difficili, così come la formalizzazione dell’obbligatorietà dei controlli dei movimenti di vino sfuso che lasciano la zona di produzione per essere imbottigliati in ambito regionale (il Consorzio del Nobile è uno dei primi in Italia a renderlo obbligatorio). "Al Consorzio siamo convinti che si debba lasciare spazio ai produttori di continuare ad interpretare il territorio in maniera seria ed appassionata, lasciando ai consumatori ed ai critici il giudizio su quali tra i nostri vini siano i migliori, certi che gli adeguamenti al disciplinare contribuiranno a migliorarli ancora".