La cerealicoltura e la zootecnia In Toscana sono alla canna del gas, non vanno tanto meglio la floricoltura, l’olio e il vino (5 settori che valgono l’80% della produzione lorda vendibile regionale). E anche l’agriturismo ha fermato la sua crescita. Per questo – sostiene la Cia Toscana – le risorse, gli interventi ed i progetti del Piano di sviluppo rurale (2007-2013) vanno adeguati all’attuale momento di crisi economica generalizzata che sta colpendo come non mai, anche l’agricoltura toscana. E il peggio deve ancora arrivare. E’ quanto è emerso oggi a Firenze dal convegno dedicato al “Piano di sviluppo rurale e alle politiche agricole della Regione Toscana tra nuove sfide e crisi economica globale” organizzato dalla Cia Toscana e Cipa.at sviluppo rurale. Fra gli interventi quello del presidente della Giunta regionale e assessore all’agricoltura Claudio Martini, che ha apprezzato le iniziative e le proposte della Cia Toscana, dando appuntamento a settembre per un tavolo di concertazione dedicato alla crisi dell’agricoltura toscana. Inoltre sono intervenuti il direttore di Arsia, Maria Grazia Mammuccini, Stefano Segati dirigente di Artea, Marco Romagnoli ed Enrico Favi dirigenti della Regione Toscana. Il pacchetto varato recentemente dalla Regione Toscana, con l’apprezzamento della Cia regionale, prevede nuovi interventi del PSR per 128 milioni di euro, derivanti dalla riforma della Politica agricola comune (Pac) e dalle misure anticrisi. Per la Cia Toscana il giudizio sulla prima parte del Piano di sviluppo rurale (Psr) è positivo, apprezzando le scelte strategiche e le misure attivate alla domanda delle imprese. "Tuttavia – ha sottolineato il presidente della Regione Toscana, Giordano Pascucci – la grave crisi del comparto agricolo ed i dati che emergono dalle analisi relative alla prima fase di attuazione del Psr, evidenziano la necessità di adottare correzioni ed adattamenti finalizzati ad un miglior sostegno dell’impresa agricola, al potenziamento delle infrastrutture, al superamento di alcune criticità del Psr, ad una migliore finalizzazione della spesa".
Proposte di rilancio – Fra gli obiettivi e le proposte della Cia Toscana, di fronte al presidente Martini, quello della semplificazione ed efficienza delle strategie prioritarie: "Tempi e costi degli interventi – ha detto Marco Failoni, della presidenza della Cia Toscana – rappresentano un fattore chiare per valutare l’efficacia delle strategie. E’ necessario migliorare e semplificare la governance fra Regione, Artea e gli enti delegati, potenziando così il ruolo del territorio rispetto ad alcuni ambiti di indirizzo strategico, e contemporaneamente attraverso Artea, rendere più omogenea e funzionale l’attuazione e la gestione della programmazione evitando la parcellizzazione e frammentazione degli interventi". Per la Cia va poi qualificato e rafforzato il sistema delle relazioni tra i diversi attori per dare certezza di risposte celeri ed univoche ai quesiti interpretativi ed alla trattazione di anomalie; quindi semplificare i bandi e i criteri di selezione per ridurre i tempi di definizione delle graduatorie e delle fasi istruttorie; nonché snellire ed accelerare le procedure tra la conclusione delle istruttorie e l’erogazione dei pagamenti. "Vanno potenziate le strategie di filiera – ha aggiunto Failoni – stimolando l’aggregazione dei produttori. Come? Attraverso il rafforzamento delle misure per la promozione ed il sostegno dei progetti di filiera; potenziando anche i sostegni ai percorsi di aggregazione delle imprese e con lo sviluppo e la diffusione della filiera corta".
Infrastrutture – Fra le proposte della Cia quella del potenziamento delle infrastrutture e dei servizi in particolare per quanto riguarda le aree rurali (viabilità, mobilità, logistica); la qualificazione dei servizi civili e sociali nelle aree rurali; il potenziamento delle reti di comunicazione (banda larga); l’infrastrutturazione irrigua (invasi, reti di adduzione); il rafforzamento delle azioni per la difesa del suolo e la diffusione delle reti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Inoltre è necessario è valorizzare il territorio: attivando subito le azioni dell’Asse 4 – Leader; ottenere rapidamente la modifica dei criteri di zonizzazione, sbloccando le opportunità dell’Asse 3 per le aree rurali perturbane. Orientare poi i criteri di selezione delle domande finalizzando la quota dei punteggi a disposizione degli enti delegati, alla valorizzazione delle specificità produttive ed ambienti locali; e poi attivare misure di sostegno alla realizzazione del Piano paesaggistico nel territorio.
Investimenti di qualità – Sugli investimenti, la Cia ritiene che la spesa vada qualificata: orientando la priorità dalla tipologia di impresa alla qualità degli investimenti; allargare la base delle imprese che accedono agli interventi del Psr, limitando i massimali di intervento e privilegiando le imprese che non ne hanno fruito precedentemente; promuovere le strategie di impresa virtuose e sostenere i comparti in crisi, l’accesso al credito delle imprese che vogliono investire e le specificità produttive ed ambientali territoriali. Infine ha sottolineato Alessandra Alberti, presidente di Cipa.at sviluppo rurale è necessario promuovere l’innovazione, l’aggiornamento e l’informazione: "Si tratta – ha detto la Alberti – di una delle principali criticità della prima fase del Psr. Occorre attivare subito tutti gli strumenti previsti per rimediare: aprendo la Misura 124 sull’innovazione di filiera, valorizzando il lavoro svolto dall’Arsia; con la revisione della Misura 111 ad oggi utilizzata solo in parte; e attivando il piano di informazione e comunicazione, garantendo, anche attraverso i canali informativi della rappresentanza agricola, la capillare informazione dei potenziali beneficiari".