“Ancora una volta l’Italia dimostra di non avere rivali per quanto riguarda la tipicità del proprio agroalimentare, la pubblicazione sulla Gazzetta Europea è, infatti, un passo fondamentale per il riconoscimento di altri tre prodotti che sono simbolo delle eccellenze frutto del lavoro dei nostri contadini e del valore dei nostri artigiani”, con queste parole il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, ha accolto la notizia della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della domanda di riconoscimento per il “Ricciarelli di Siena”, per il “Sedano bianco di Sperlonga” e per la “Patata di Bologna”. Se, entro sei mesi dalla data di pubblicazione, non saranno presentate da parte degli Stati membri istanze di opposizione alla domanda, i tre prodotti saranno automaticamente iscritta nel registro comunitario come IGP e DOP. I tre prodotti sono simbolici di saperi e tradizioni che i diversi territori da sempre si premurano di trasmettere di generazione in generazione, il riconoscimento europeo è l’ulteriore garanzia della qualità di questi prodotti ad uso sia dei consumatori italiani che di quelli europei.
Ricciarelli di Siena – I tre prodotti rappresentano ognuno diversi ambiti delle maestrie nazionali. I Ricciarelli di Siena sono, per esempio, espressione delle sapienze dolciarie che hanno caratterizzato, fin dall’antichità, l’artigianato Senese; retaggio del ruolo importante svolto nei secoli dalle locali spezierie che, sorte nel Medioevo, sono state le depositarie della produzione tipica del territorio. L’importanza del settore è dimostrata oltre che dal numero delle aziende e degli addetti coinvolti nelle produzioni dolciarie, anche dalla quota rilevante delle esportazioni dell’intero comparto. Questo successo poggia in gran parte sulla connotazione tradizionale della produzione testimoniata dall’esistenza di una notevole specializzazione delle maestranze impiegate. Nati come dolci tipici ed insostituibili delle ricorrenze natalizie, i Ricciarelli di Siena hanno esteso il loro consumo anche agli altri mesi dell’anno soprattutto per effetto della forte affluenza nel territorio di visitatori e turisti di ogni parte del mondo, fattore che ha contribuito a potenziare le stesse esportazioni e ad accrescere la fama del prodotto.
Sedano bianco di Sperlonga – La combinazione tra zone paludose, il patrimonio culturale degli orticoltori locali e una pianta migliorabile con tecniche di selezione fenotipica modeste ma efficaci, hanno costituito, invece, nel corso degli anni una miscela, assolutamente non riproducibile, che fa oggi di Sperlonga e Fondi un vero distretto produttivo per il sedano. A tutt’oggi la coltivazione del rpodotto, realizzata mediante l’ecotipo locale “Bianco di Sperlonga”, si basa su un importante lavoro di selezione, che ha permesso a questa coltura di trovare già dagli anni Sessanta una rapida valorizzazione commerciale e consumo sui mercati. Ed è proprio dal legame tra le caratteristiche pedoclimatiche della zona di produzione e la storica specializzazione degli agricoltori locali, che il Sedano Bianco di Sperlonga è riuscito a raggiungere standard qualitativi alti e specifiche caratteristiche, quali una spiccata elasticità delle coste ed una minore resistenza alla rottura, una maggiore sapidità ed un minore gusto di amaro, tali da renderlo immediatamente riconoscibile dal consumatore.
Patata di Bologna – La coltivazione della Patata di Bologna è invece diffusa nella pianura bolognese sin dal Seicento ed è proprio grazie all’ambiente particolare tipico della zona di produzione, determinato dall’integrazione tra suolo e clima, che la “patata di Bologna” si contraddistingue riuscendo a sviluppare caratteristiche fisiche come la tessitura e la granulometria della polpa, ed organolettiche come odore e gusto particolari, che ne determinano la specificità e la qualità. Tra i molteplici fattori che contribuiscono a creare questo binomio territorio – “patata di Bologna”, un ruolo predominante viene svolto dai produttori, che nel corso degli anni hanno messo a punto passo dopo passo una tecnica colturale quasi di precisione, costruendo attrezzature sempre più efficienti e rispettose del prodotto, conservandolo con tecniche di avanguardia e strutture commerciali che hanno poi provveduto a valorizzarlo nei suoi aspetti merceologici e qualitativi.