Situazione preoccupante per il settore delle macchine per la lavorazione del legno e dei suoi derivati, il secondo trimestre del 2009 ha registrato un calo degli ordini del 53,8 per cento rispetto all’analogo trimestre 2008. Al decremento degli ordini concorrono la diminuzione delle commesse dall’estero, che registrano un cedimento del 58,5 per cento e l’indebolimento della domanda nazionale, con un segno negativo del 35,6 per cento.
La ripresa è lontana – I dati emersi da un’indagine congiunturale curata dall’Ufficio studi Acimall sono stati diffusi da una nota stampa dell’Associazione costruttori italiani macchine ed accessori per la lavorazione del legno, aderente a Confindustria. Acimall è l’associazione che rappresenta 220 imprese leader nelle tecnologie per il legno, che realizzano il 90 per cento della produzione nazionale. Le aziende eccellenza del “made in Italy”, forti di 12mila addetti, hanno raggiunto nel 2008 una produzione pari a 1,85 miliardi di euro e una quota export dell’84 per cento.
Gli effetti – L’indagine congiunturale mette in evidenza che i segnali dell’attesa ripresa sono ancora lontani e che la produzione sconta una fase di stagnazione. A suffragio della tesi Acimall ci sono i giudizi espressi dalle aziende intervistate nell’indagine qualitativa, secondo le quali il 68 per cento prevede un trend della produzione negativo, il 29 per cento stabile e solo il 3 per cento si aspetta una crescita del livello produttivo.
L’indagine previsionale – Acimall parla di sostanziale stabilità, nonostante il probabile crollo degli ordini non sia accompagnato da una più concreta fiducia in una rapida ripresa. Dall’indagine previsionale emerge che l’opinione più diffusa è che solo fra qualche anno il settore potrà tornare ai livelli produttivi pre-crisi. Secondo il 10 per cento degli intervistati nel prossimo periodo gli ordini esteri aumenteranno. Il 61 per cento invece propende per una sostanziale stabilità, mentre il 29 per cento scommette su una ulteriore riduzione. Situazione diversa per il mercato interno, per il quale il 7 per cento del campione intervistato prevede un aumento delle commesse; il 35 per cento indica una ulteriore contrazione, il restante 58 per cento vota per la stabilità, il saldo anche qui è negativo, pari a – 51 per cento.
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