Raccolta delle olive ai nastri di partenza. Si prospetta un’ottima annata per quanto riguarda la qualità e un calo quantitativo del 20-30% in provincia di Siena, rispetto all’annata eccezionale del 2008. Il settore però è in sofferenza come il resto dell’agricoltura: per l’olivicoltura i problemi maggiori sono i prezzi, troppo bassi, e i costi di produzione, troppo alti, anche in relaziona ad una produttività medio-bassa. Lo anticipa Giampiero Cresti, direttore degli Olivicoltori Toscani Associati, ospite della puntata di Agricultura.radio, di oggi venerdì 23 ottobre, ore 13 (replica domenica 25 ore 9), in onda sulle frequenze di Antenna Radio Esse e online su www.agricultura.it. Il programma è realizzato dalla redazione di Agricultura.it con il contributo di Cia Siena, Camera di Commercio di Siena e Banca Monte dei Paschi di Siena.
La superficie olivicola senese è di 14.500 ettari (il 16% della regione), e nel 2008 i 50 frantoi presenti sul territorio hanno effettuato la molitura di 170mila quintali di olive per circa 25mila quintali di olio prodotto. "In questo anno – spiega il direttore Ota, Cresti, ad agricultura.radio – il clima è stato benevolo, con la fasi della fioritura e dell’allegagione molto positive. Nel Senese, come in tutta la Toscana, c’è stata poi un’estate abbastanza siccitosa ma questo non sembra aver influire sulla qualità, che sarà davvero buona. Anche perché – aggiunge – non c’è stata la presenza della mosca dell’olivo, ed i frutti si presentano oggi sani". La quantità sarà inferiore al 30% in Toscana – da 220mila quintali di olio a 150/160mila quintali -; mentre a Siena il prodotto oscillerà fra il -20 e il -30 per cento. Il prezzo è il problema maggiore per le aziende olivicole: "la parola remunerazione – spiega Cresti – è praticamente tabù per l’olio. Siamo abituati a non considerare molto il nostro lavoro, e gli ammortamenti delle attrezzature, mentre ci sono sempre e, spesso aumentano, i costi vivi, concimazione, difesa, raccolta e frangitura". Inoltre a parità di costi di produzione, ad esempio con le grandi distese di olivi della Puglia, il settore deve subire una scarsa produttività, dovuta alle caratteristiche del territorio collinare, che spesso non permette una adeguata meccanizzazione e innovazione.
I prezzi? La grande distribuzione sembra trascinare verso il basso anche le produzioni di nicchia. Oggi nella GDO, ad esempio, un olio nazionale viene venduto anche a 2,5 euro al kg. L’Igp toscano nel 2009 è stato venduto (ultime contrattazioni a maggio) a 5-5,20 euro/kg. Quest’anno viste le minori quantità è auspicabile da parte dei produttori riuscire a strappare almeno 1 euro in più al kg. Va meglio il prodotto alla vendita diretta, che ha un prezzo variabile e sicuramente superiore, varia dalla diversa zona e dall’azienda che lo produce.