La Camera approva il decreto Ronchi sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa la gestione delle risorse idriche. Wwf Italia, reputa una “misura sproporzionata” la fiducia che è stata posta al decreto sull’acqua perché, come si legge in una nota stampa dell’associazione ambientalista, il provvedimento “non affronta i veri problemi della gestione idrica in Italia”. Posizione diversa quella del governo che difende il decreto Ronchi, spiegando che l’acqua rimarrà comunque un bene pubblico e non ci saranno incrementi nelle tariffe. Il dl Ronchi conta 20 articoli che spaziano dai temi dei nuovi servizi pubblici, ai nuovi appalti, allo spazio ai privati, per arrivare alla probabile creazione di una nuova Authority a mezzo regolamenti attuativi, che dovrebbero essere approvati entro la fine del 2009.
La posizione di Wwf – “Stiamo disattendendo continuativamente una direttiva europea sulle acque che ha al centro la gestione integrata della risorsa idrica – dichiara Michele Candotti, direttore generale del WWF Italia, che aggiunge – l’Italia non si preoccupa minimamente della messa in mora, ma si preoccupa invece di mettere un dispositivo d’urgenza sul momento conclusivo del processo di gestione, infilandosi in una misura irreversibile di privatizzazione della distribuzione, che è solamente una piccola parte di un problema ben più grave e urgente per l’Italia.”
Proposte – Wwf espone in cinque punti, le questioni che secondo l’associazione for a living planet, sono rimaste ancora aperte. “Redigere i Piani di gestione di bacino idrografico; istituire le Autorità di distretto, come previsto dalla Direttiva Quadro Acque, recuperando l’esperienza delle Autorità di bacino, che sono gli unici soggetti che possono orientare e pianificare seriamente , ma che in questi ultimi anni sono state delegittimate e private dal 2002, di finanziamenti correnti . Terzo punto : confermare il diritto all’acqua e discutere la proposta di legge d’iniziativa popolare; garantire la partecipazione pubblica nella redazione degli strumenti di pianificazione; e come ultimo punto della nota Wwf, controllare il rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque, soddisfacendo in particolare il principio “chi inquina paga” (così come previsto dall’articolo 9 della Direttiva 2000/60 CE).
Scontro politico – “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia e della Comunità europea”, è il titolo del decreto approvato ieri in Parlamento con 302 voti favorevoli e 263 contrari. Dopo la votazione, alla Camera, è iniziata la bagarre di cori e cartelli tra parlamentari dell’Idv e del Pdl, tanto che a placare i motti di insurrezione e di sberleffo reciproco, sono dovuti intervenire i commessi mandati dal Presidente Fini. A rassicurare sul bene pubblico, il Ministro per le Politiche Europee, Andrea Rochi, ha dichiarato che “l’acqua resta un bene pubblico non privatizzabile”.