“Ci spiace che qualcuno si preoccupi del fatto che nel provvedimento per l’obbligo di indicare l’origine in etichetta per il latte e gli altri prodotti lattiero caseari ci sia il divieto di aggiungere proteine e caseina nella lavorazione del latte. Ma noi crediamo che i nostri formaggi e gli altri derivati del latte debbano trasformarsi secondo le procedure naturali e tradizionali che da sempre consentono ai nostri casari di produrre il buon formaggio del nostro Paese”. A dichiararlo è il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, in risposta al Presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi, intervenuto sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine per il latte e i prodotti lattiero caseari.
La posizione degli industriali – Giuseppe Ambrosi aveva lanciato l’allarme sulla richiesta di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime dei prodotti lattiero caseari. Nello specifico, secondo Ambrosi, presidente dell’associazione aderente a Confindustria, “questo significa che i formaggi italiani dovrebbero denunciare la quantità di latte straniero che contengono, indicando le percentuali per Paese di provenienza. Ciò comporterebbe superiori costi derivanti dalla rigidità negli approvvigionamenti e un serio danno d’immagine”. A questo, il presidente dell’associazione che conta 2mila aziende iscritte, 25mila dipendenti e un fatturato pari a 14,5 miliardi, ha aggiunto che “il Made in Italy in realtà riguarda il processo di produzione e lavorazione, non l’origine delle materie prime, che sono frutto della selezione, delle scelte, dell’esperienza del produttore».
Il Ministro – A difesa dei produttori di latte e dei consumatori, interviene il Ministro Zaia che dichiara “vorrei che fosse chiaro una volta per tutte che la filiera corta non comincia con le industrie agroalimentari per finire con la grande distribuzione, ma parte dai produttori e arriva fino ai cittadini consumatori. Prima di tutto – ha proseguito il Ministro – vengono la trasparenza e la tutela della salute dei consumatori che, per quel che riguarda il latte e i formaggi di largo consumo, sono spesso i bambini. È vero anche, che a noi stanno particolarmente a cuore i produttori di latte italiano, i quali hanno diritto di poter far valere l’identità e la qualità che ogni mattina con il loro lavoro garantiscono ai consumatori. Questo è possibile solo se i primi sanno degli altri. Ciò non toglie che tutti potranno continuare a produrre con il latte che preferiscono – ha concluso Zaia -, purché lo comunichino in modo trasparente.”