Occorrono tre litri di latte per acquistare una tazzina di caffè o un pacchetto di caramelle, dai 10 ai 15 litri per un pacchetto di sigarette, 100 litri per una ricarica di un telefonino che ormai tutti gli italiani, dall’età dell’infanzia, già possiedono. “Si potrebbe continuare all’infinito – afferma Teodoro Bolognini, responsabile del settore Agroalimentare di Legacoop Marche -, per dimostrare che siamo in presenza di una situazione macroscopica, per tanti versi imbarazzante, da barzelletta, di quelle però che lasciano l’amaro in bocca. Mentre assistiamo, come in ogni inizio d’anno, all’adeguamento in crescita della maggior parte dei prezzi e tariffe, per il latte la situazione è inversa. Con questi prezzi, dicono i nostri produttori, non si regge”. E’ di un paio di mesi fa la chiusura di un allevamento di 400 vacche da latte in provincia di Ancona mentre da alcune cooperative del settore che aderiscono a Legacoop Marche, come la Stalla San Fortunato di Serra de’ Conti (Ancona) e la Stalla sociale “La Comune” di Rotella (Ap), giungono segnali di forte preoccupazione.
La situazione – “E’ di dieci giorni fa la denuncia di Franco Ciccarilli, presidente dell’Associazione regionale allevatori – dice Bolognini -, che pone una questione che non lascia dubbi d’interpretazione. Nelle Marche, sostiene Ciccarelli chiedendosi come si possa sopravvivere a questa situazione, gli allevatori debbono sostenere costi che vanno da 38 a 40 centesimi per produrre un litro di latte mentre poi sono costretti a rivenderlo a 33-34 centesimi”. Questi imprenditori, “anche perché animati da una forte passione – aggiunge Bolognini -, ce la stanno mettendo tutta per ridurre i costi, migliorare la produttività aziendale. Stanno anche rischiando sul piano imprenditoriale, organizzando la vendita diretta del latte crudo con i distributori automatici, che però non sono la panacea di tutti i mali. E’ vero che si ricava 1 euro al litro, rispetto ai 33 centesimi che ti paga l’industria ma c’è il costo del distributore, della sua manutenzione, della gestione, del rifornimento quotidiano, del livello di gradimento che incontra, della concorrenza delle grandi catene distributive che offrono lo stesso latte a pochi centesimi in più o, addirittura in meno, nei periodi delle offerte speciali”.
I consumi – Si potrebbe obiettare che, se il produttore soffre, il consumatore ne è avvantaggiato. Non è così: il consumatore, nel bancone del supermercato, trova quello stesso latte, rincarato nei diversi passaggi del 350%, a 1,60-1,70 euro al litro. “Sappiamo che il problema è complesso e che la soluzione, se c’è, vada trovata almeno a livello europeo – sostiene Bolognini -, ma ciò non significa che la politica e le istituzioni debbano ritenersi dispensate dall’intervenire perché un abbandono della zootecnia e delle coltivazioni, sbocco naturale di questa situazione, produrrebbe dei danni ambientali e quindi dei costi economici e sociali ben più onerosi dei pochi centesimi che servirebbero per arrivare almeno al pareggio costi/ricavi.
Le proposte – Noi proponiamo, perciò, un patto di filiera, da costruire attorno ad un tavolo convocato dalla Regione Marche, nel quale ciascun soggetto porti le proprie problematiche e, garante la Regione stessa, operi per una composizione in cui siano fatte salve le legittime esigenze di ognuno”. Nelle Marche, c’è la combinazione che diverse strutture della produzione e della sua rappresentanza, stalle e Latte Marche OP, della lavorazione e della trasformazione, Cooperlat TreValli, e della distribuzione, Coop, Conad, Coal, sono organizzate in forma cooperativa. “Questo ci consente di dare per acquisite la sensibilità e la predisposizione culturale a fare dei ragionamenti di assoluta trasparenza. Oggi, che si parla tanto di responsabilità sociale dell’impresa, è utile lavorare per la “responsabilità sociale della filiera”, responsabilità verso l’interno, allevatori, trasformatori, distributori, e verso l’esterno, consumatori, ambiente. E’ una proposta non certamente risolutiva del problema ma una premessa necessaria per costruire uno scenario nel quale nessuno si senta danneggiato, come sta succedendo ora, e, soprattutto, per ridare certezze agli allevatori, valide garanzie ai consumatori, equa remunerazione a tutti i soggetti in campo”.