“Il Ministero rispetterà le sentenze della giustizia amministrativa, ma nel contempo attiverà tutte le procedure che la legge mette a disposizione per portare avanti le proprie posizioni, nel rispetto della volontà della stragrande maggioranza dei cittadini”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia interviene in merito alla sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio depositata il 17 febbraio scorso.
Il commento – “Non riteniamo infatti che le motivazioni alla base della sentenza, relativa al ricorso formulato dalla Monsanto in materia di coltivazione e iscrizione al registro delle varietà di mais geneticamente modificato (che comunque, è bene ricordare, non sblocca automaticamente la coltivazione di OGM), siano fondate”. “Di conseguenza il Ministero valuterà, l’opportunità di proporre appello dinanzi al Consiglio di Stato, attraverso l’Avvocatura Generale dello Stato, per la riforma della sentenza del TAR Lazio n. 2378/2010.”
Non convince – “La sentenza non appare convincente – prosegue Zaia – nella parte in cui si ritiene esistente il potere sostitutivo dello Stato in materia di coesistenza (tra colture convenzionale e OGM), che ai sensi della sentenza della Corte Costituzionale del 2006 è attribuita alla competenza legislativa esclusiva delle Regioni. Inoltre, non si comprende perché, secondo la sentenza, l’effettuazione delle prove di iscrizione al registro nazionale delle varietà non abbia rischi di contaminazione. È ovvio che, se non si consente l’individuazione di siti idonei, sono possibili, se non addirittura probabili, inquinamenti nelle colture circostanti”.
A difesa di agricoltori e consumatori – “La mia posizione sugli Ogm è nota”, ha concluso il Ministro. “Non possiamo consentire che l’agricoltura più identitaria del mondo venga omologata e contaminata in nome di un falso progresso che guarda più alle tasche delle multinazionali che agli interessi dei contadini e dei consumatori, che non mi risulta anelino a mangiare mais OGM”.