Via libera alla coltivazione della patata transgenica. L’ok definitivo è arrivato dalla Commissione europea scatenando le reazioni di tutto il mondo agricolo.
La vicenda – La Commissione europea ha dato l’autorizzazione alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora, prodotta dalla multinazionale Basf. La decisione mette fine all’embargo sulle nuove colture geneticamente modificate, che resisteva nell’Ue dall’ottobre 1998. La Commissione europea ha annunciato il via libera alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora “per uso industriale”, nonché l’utilizzo dei prodotti dell’amido della stessa Amflora come mangime. La patata al centro delle polemiche è modificata in modo da avere un maggior contenuto di amido. Tra le decisioni della Commissione europea, anche il via libera a tre nuove varietà di mais ogm, tutte destinate all’importazione e la commercializzazione per l’alimentazione degli animali.
La reazione degli Agronomi e Forestali – "Come ogni cambiamento epocale è necessaria la massima prudenza, anche se bisogna prendere in considerazione che la scienza non può essere fermata". Questo il primo commento di Andrea Sisti, presidente del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali (Conaf) sulla decisione odierna della Commissione europea che ha concesso l’autorizzazione a coltivare la patata ogm."Auspico – ha aggiunto Sisti – che la ricerca scientifica in Europa non si appiattisca sulle logiche di solo mercato, della produttività esasperata, e che in Italia la diversità biologica delle nostre produzioni possa ancora rappresentare il presupposto per uno sviluppo economico delle aree rurali dei nostri territori. D’accordo anche con quanto dichiarato dal presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, nelle scorse settimane di non voler imporre la coltura e “la cultura” degli Ogm in Europa".
Il ministro per le politiche agricole Zaia – "La decisione presa oggi dalla Commissione europea di concedere l’autorizzazione alla coltivazione di una patata geneticamente modificata ci vede contrari. Il fatto di rompere una consuetudine prudenziale che veniva rispettata dal 1998 è un atto che rischia di modificare profondamente il settore primario europeo". Questo il commento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia. "Non solo non ci riconosciamo in questa decisione – commenta il ministro – ma ci teniamo a ribadire che non permetteremo che questo metta in dubbio la sovranità degli Stati membri in tale materia. Da parte nostra proseguiremo nella politica di difesa e salvaguardia dell’agricoltura tradizionale e della salute dei cittadini. Non consentiremo che un simile provvedimento, calato dall’alto, comprometta la nostra agricoltura. Per questo valuteremo la possibilità di promuovere un fronte comune di tutti i Paesi che vorranno unirsi a noi nella difesa della salute dei cittadini e delle agricolture identitarie europee".Zaia si dice poi soddisfatto "della comune levata di scudi che oggi ha accolto in Italia la decisione della Commissione Europea di autorizzare la coltivazione di un nuovo prodotto OGM interrompendo una cautela che durava da più di dieci anni". E dichiara: "A mali estremi, estremi rimedi. Credo che si potrebbe ragionare attorno alla possibilità di un referendum popolare, che su questo argomento sgombri ogni campo a proposito di ciò che in Italia si vuole davvero attorno al sistema agroalimentare nazionale”.
Il commento della Cia – L’agricoltura italiana che si fonda su biodiversità e qualità è a rischio, dopo il sì di Bruxelles alla patata Ogm. “Sarebbe stato molto più opportuno attendere le linee-guida annunciate dal presidente Josè Manuel Barroso, il quale ha rilevato, nelle scorse settimane, di non voler imporre la coltura degli Ogm ai singoli paesi Ue. Invece, la Commissione di Bruxelles, con il via libera alla patata transgenica Amflora e a tre nuovi mais biotech, ha praticamente messo la parola fine alla moratoria sulla coltivazione di organismi geneticamente modificati in Europa”. Lo sottolinea il presidente della Cia Giuseppe Politi per il quale queste decisioni dell’esecutivo comunitario vanno in netto contrasto con l’orientamento espresso dai consumatori europei per nulla favorevoli a produzioni agricole frutto di manipolazioni genetiche. “Esprimiamo tutto il nostro fermo dissenso – aggiunge – nei confronti di decisioni che riteniamo gravi, pericolose, dannose e frettolose, delle quali non c’era alcun bisogno. Su una materia così rilevante e che investe tutta la società, dagli agricoltori ai consumatori, non servono imposizioni drastiche, ma vanno riconosciute e garantite – come, del resto, aveva sostenuto il presidente della commissione Ue- la sovranità e l’autonomia dei singoli Stati. Ci deve essere la libera scelta dei cittadini”. Davanti a queste decisioni da parte del governo di Bruxelles – commenta la Cia nazionale – non possiamo che ribadire l’esigenza dell’avvio immediato di un confronto costruttivo fra tutte le forze interessate, compresi gli agricoltori. Comunque, ogni decisione sugli organismi geneticamente modificati va presa dopo una consultazione popolare che si pone indispensabile su un problema di vasta portata non solo economico, ma soprattutto etico. Noi riaffermiamo che il biotech non serve per l’agricoltura italiana, così diversificata, tipica e di grande qualità”. La posizione della Cia sugli Ogm, infatti, scaturisce non da una scelta ideologica, ma dalla consapevolezza che la loro utilizzazione può annullare la nostra idea di agricoltura e, quindi, l’unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sul mercato: qualità, origine, tracciabilità, biodiversità, tipicità".