Nel giorno delle mimose, rivendicano il proprio ruolo fondamentale per l’agricoltura italiana e per l’ambiente, per la sicurezza alimentare e per la qualità delle produzioni made in Italy. Sono le donne agronomo italiane, 4mila professioniste che in ogni angolo d’Italia svolgono ogni giorno un lavoro da troppo tempo ritenuto solo maschile. Lo sottolinea il Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali (Conaf), che ha attivato una commissione Pari opportunità all’interno del Consiglio, per dare maggiori diritti alle donne agronomo nell’ambito della società civile.
I numeri – Sono impegnate sul campo per garantire la sicurezza alimentare ai cittadini, per la tutela del paesaggio e dell’ambiente, per supportare le aziende agricole italiane nelle strategie e negli investimenti, e molto altro. Le 4mila donne agronomo rappresentano il 18% degli iscritti agli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali presenti sull’intero territorio nazionale. E 1 ordine provinciale su 10 ha una presidente donna, mentre i consiglieri in rosa sul territorio nazionale sono il 17%, con una netta prevalenza di presenze negli ordini del centro-nord. A livello regionale la Toscana è la regione più “rosa” con 24 donne nei consigli provinciali (con Pisa e Pistoia che hanno il 55%), quindi l’Emilia Romagna con 14 (Ravenna e Ferrara al 33%) e Lazio e Sicilia con 11.
Agronomi in rosa – “L’agronomo e il forestale – commenta Rosanna Zari (nella foto), vicepresidente Conaf – nascono storicamente al maschile e ancora oggi i redditi dei professionisti uomini superano di oltre un terzo quello delle colleghe”. Ciò nonostante nella categoria le donne crescono con un trend doppio rispetto agli uomini (+113% in 10 anni contro +49%). “Le difficoltà maggiori nel portare avanti la libera professione – prosegue – sono comuni alle professioni in cui è richiesta una laurea. Si arriva al termine degli studi intorno ai 25 anni, dopo di che ci si trova ad affrontare le problematiche di accesso alla professione, iniziando il calvario dei concorsi oppure quello dei corsi di specializzazione o master, per conseguire una specializzazione ritardando di fatto l’entrata nel mondo del lavoro intorno ai 27-30 anni. Questa età coincide spesso con l’esigenza di formare una famiglia, avere una casa propria e allo stesso tempo avviare finalmente dopo anni di studio la propria attività lavorativa”.
Lavoro – Fra gli ambiti di lavoro delle donne agronomo la consulenza tecnica alle imprese agricole; nella sicurezza alimentare sono impegnate in attività di analisi e laboratorio; consulenza sull’igiene degli alimenti e consulenza sul tutto il settore agroalimentare. Occupazione femminile molto accentuata anche nell’ambito dell’attività di ricerca presso le università o presso istituti privati, impieghi nelle pubbliche amministrazioni e non ultimo l’insegnamento. Fra agronomi e forestali la scelta della libera professione è del 38% del totale delle iscritte: “è difficile coniugare professione e famiglia – conferma – , così il lavoro dipendente e la ricerca del posto fisso rappresentano per la maggior parte delle donne, anche nella nostra categoria, l’obiettivo preferenziale per maternità, malattia, previdenza, stipendio fisso”.
Ecco le Pari opportunità – Così grazie ad una iniziativa della vicepresidente Zari è nata la Commissione per le pari opportunità all’interno del Consiglio nazionale, di cui fanno parte anche la consigliere nazionale Giuseppina Bisogno e altre colleghe rappresentative di tutto il territorio nazionale, libere professioniste e dipendenti: “Obiettivo – conclude Zari – è aumentare gli spazi, la visibilità e le responsabilità degli agronomi e forestali in rosa”.