Istat, giù i prezzi sui campi. Al dettaglio costi sempre elevati

Torna a salire l’inflazione nel mese di marzo ma le notizie non sono confortanti. L’agricoltura, infatti, continua  a registrare un crollo verticale dei prezzi sui campi (meno 9,6 per cento a marzo scorso che fa seguito al 13,6 per cento del 2009). Una caduta di cui hanno beneficiato solo in parte i consumatori, visto che i listini al dettaglio di alcuni prodotti agroalimentari si mantengono ancora su livelli ancora elevati. E’ quanto segnala la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito ai dati dell’Istat.

I numeri – Al dettaglio si registrano aumenti tendenziali per il pane (più 0,4 per cento), per la carne (più 0,4 per cento), per i vini (più 1 per cento), per gli ortaggi (più 0,4 per cento), per lo zucchero (più 1,5 per cento) e per confetture (più 1,5 per cento). Cali al consumo -avverte la Cia- si hanno, invece, solo per la frutta (meno 4,1 per cento). Significativi, invece, sono stati a marzo scorso rispetto allo stesso periodo del 2009 i ribassi dei prezzi all’origine degli ortaggi e dei legumi (meno 37,7 per cento), della frutta fresca e secca (meno 20,6 per cento), dei cereali (meno 8,2 per cento, con punte del meno 20 per cento per il grano duro), dei vini (meno 5,8 per cento), dei bovini (meno 3,8 per cento). Indubbiamente, il continuo taglio delle quotazioni all’origine delle produzioni agricole, che ormai si trascina da più di un anno e mezzo, ha contribuito a rallentare la corsa dei listini sugli scaffali, che, tuttavia, restano per alcuni prodotti ancora sostenuti, pur non raggiungendo i livelli degli anni passati. Un contributo che, però, è stato pagato a caro prezzo dagli agricoltori, i cui redditi -sottolinea la Cia- hanno subìto un pesante colpo di scure (meno 25,3 per cento nel 2009). Un crollo record causato anche dal crescente e insostenibile incremento dei costi produttivi, contributivi e burocratici.

 

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