Crollano i prezzi nei campi e il carrello della spesa diventa meno pesante. E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati provvisori dell’Istat sull’inflazione.
I numeri – Il crollo dei prezzi sui campi (meno 9,6 per cento a marzo scorso, che fa seguito al 13,6 per cento del 2009). rende meno “pesante” la spesa per il carrello alimentare, che nello scorso mese di aprile è rimasta praticamente ferma rispetto a marzo e ha registrato un calo (meno 0,4 per cento) nei confronti dello stesso periodo dell’anno passato. Un trend che ha coinvolto soprattutto prodotti come la pasta che, dopo le impennate, mette a segno una flessione nei listini, nei confronti di aprile 2009, dell’1,6 per cento, e la frutta che diminuisce addirittura del 4,9 per cento. Ribassi anche per ortaggi (meno 0,2 per cento), il latte (meno 2 per cento), i formaggi (meno 1,1 per cento) e il vino (meno 1,3 per cento). Ribassi che, tuttavia, non hanno favorito una ripresa dei consumi che ancora ristagnano in maniera preoccupante. Diminuzioni – avverte la Cia – favorite dalla caduta verticale, che si protrae da più di un anno, delle quotazioni alla produzione agricola. Anche a marzo, infatti, si sono avuti, rispetto allo stesso periodo del 2009, ribassi dei prezzi degli ortaggi e dei legumi (meno 37,7 per cento), della frutta fresca e secca (meno 20,6 per cento), dei cereali (meno 8,2 per cento, con punte del meno 20 per cento per il grano duro), dei vini (meno 5,8 per cento), dei bovini (meno 3,8 per cento). Un contributo che – rimarca la Cia – è stato pagato a caro prezzo dagli agricoltori, i cui redditi sono stati falcidiati (meno 25,3 per cento nel 2009), anche a causa del consistente aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici.
Spesa consapevole – Sotto il profilo dei consumi alimentari, la crisi economica -ricorda la Cia- ha contribuito ad un cambiamento dei valori e dello stile di vita. Si acquista con maggiore consapevolezza e attenzione al prezzo, con l’obiettivo di spendere al meglio le risorse disponibili. Si cercano alternative più convenienti, si rincorrono le promozioni, si compra in punti vendita dove gli stessi prodotti si trovano a prezzo più basso, si guarda con interesse a saldi, sconti, offerte. Si punta, quindi, al prezzo più basso. E così l’indice degli acquisti domestici resta al palo. La ripresa ritarda e, al momento, è difficile prevedere quando si manifesterà in maniera tangibile.