Trattori sì, ma usati è meglio. A Verona Fiere i dealer hanno fatto il punto dell’usato in agrimeccanica. E fra zavorra e risorsa, dicono che l’usato è un’opportunità. A determinate condizioni, però. I confini della vendita di trattori e mezzi agricoli di seconda mano la tracciano, per punti, due top dealer a livello nazionale: Giovanni Billi, commerciante di macchine agricole romagnolo, e Fabrizio Dalla Vecchia, veronese. Lo scenario è quello di Tao, il “Tractor Agricultural Observatory” di Fieragricola.
Valutazione dell’usato – Innanzitutto, il compito più difficile per i commercianti è la valutazione dell’usato. “Non basta guardare l’anno di immatricolazione o lo stato dell’usato – afferma Giovanni Billi -. Molti altri fattori sono rilevanti e costituiscono un discrimine importante, come ad esempio le ore di lavoro”. Un trattore vicino alle 10mila ore di lavoro, infatti, è molto probabile che sia arrivato a fine carriera. “In questi casi per i dealer non è più conveniente ritirarlo per immetterlo nuovamente in commercio – spiega Fabrizio Dalla Vecchia -. Dovrebbe subire interventi probabilmente costosi in officina, tali da metterlo automaticamente fuori mercato. Anzi, a dirla tutta, bisognerebbe avere il coraggio di dire no e non ritirare certi trattori”.Un altro parametro importante da soppesare sono gli accessori. «In certi casi la valutazione varia anche del 30-40 per cento in più o in meno”, ammette Dalla Vecchia. Inevitabile, dunque, come suggerisce Billi, “fare un prova in campo col mezzo, per rendersi meglio conto delle condizioni”.
Il panorama dell’usato – Difficile, invece, fare una stima dell’usato sul fronte dei numeri, anche se le stime di Tao (su elaborazione dei dati forniti dall’Emilia Romagna) indicano un volume di circa 50-55mila mezzi l’anno, a fronte di nuove immatricolazioni per circa 25mila unità. Lo scenario attuale di un calo sensibile delle vendite dei mezzi agricoli sembra penalizzare l’usato, marginalizzato un po’ per le diverse offerte che le case avanzano sull’acquisto del nuovo.