Tutti i protagonisti della filiera dell’orzo nel Salento hanno partecipato a una giornata di studio organizzata nei giorni scorsi dai Georgofili della sezione Sud-Est, per valutare sul piano tecnico-economico la ripresa di questa coltura, anche grazie all’apporto scientifico e tecnologico delle Università pugliesi, alla luce delle attuali esigenze dell’industria alimentare. Hanno presentato le relazioni il prof. Stanca dell’Università di Modena e Reggio Emilia, il prof. De Mastro dell’Università di Bari e la dott.ssa Accogli, ricercatrice dell’Università del Salento. Nell’ambito delle colture cerealicole, l’orzo ha sempre avuto un ruolo rilevante nell’alimentazione. Per antica tradizione, è stato utilizzato come sfarinato in miscela con il frumento nella panificazione e nella pastificazione, oppure come orzo perlato per zuppe e minestre, o tostato per il caffè. Di recente è oggetto di attenzione per le sue peculiarità nutrizionali, quali l’alto livello di fibra solubile e la presenza di sostanze ad attività antiossidante. L’orzo è una specie che rientra nella cerealicoltura del futuro per la sua potenzialità produttiva, per la stabilità delle produzioni, per la destinazione d’uso e per la peculiarità dei componenti della granella che lo rendono costituente principe per lo sviluppo di alimenti funzionali. Da un punto di vista agronomico, l’orzo permette – se coltivato correttamente – di far vivere bene il terreno e l’ambiente che lo circonda, gli animali e l’uomo.
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