Italiani pazzi per il latte fresco. Lo rivela la Cia, Confederazione italiana agricoltori, sulla base dei dati Ismea, evidenzia, nei primi tre mesi dell’anno, una crescita negli acquisti domestici per l’intero settore lattiero-caseario pari all’1,3 per cento, superiore a quella stimata (più 1,1 per cento) per l’intero settore nell’agroalimentare.
Yogurt boom – Dopo il calo registrato nel 2009 (meno 0,3 per cento), nel primo trimestre del 2010 i consumi, in quantità, sono cresciuti del 2,9 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso, mentre registra una battuta d’arresto (meno 1,1 per cento) quello Uht a lunga conservazione. E’ sempre “boom” per lo yogurt (più 2,2 per cento) che prosegue il trend al rialzo degli ultimi due anni (più 4,6 per cento nel 2008 e più 3 per cento nel 2009). Aumentano (più 1,1 per cento) anche gli acquisti di formaggi, in particolare quelli Dop, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Segna, invece, un ulteriore ribasso (meno 1,2 per cento) il burro. La crescita degli acquisti di latte fresco – rileva la Cia – ha interessato in particolare il prodotto “made in Italy”, così come i formaggi e gli yogurt prodotti nel nostro Paese. In pratica, oltre il 90 per cento delle famiglie ha acquistato, sempre nel primo trimestre del 2010, produzioni nazionali che vengono preferite sia per la qualità che per la sicurezza alimentare.
Previsioni positive per il 2010 – Comunque, anche le previsioni per l’intero 2010 -sostiene la Cia- mettono in mostra una crescita nei consumi di latte e dei suoi derivati (tra più 1,5 e 2 per cento rispetto al 2009). Nel dettaglio, le stime rilevano un aumento del 2,8 per cento per il latte fresco (resteranno stazionarie quelle di Uht), del 3,5 per cento per lo yogurt e dell’1,5 per cento per i formaggi. Al contrario, il burro dovrebbe continuare a segnare una tendenza riflessiva (meno tra l’1 e l’1,5 per cento). Rispetto alle aree geografiche, la dinamica positiva dei volumi di acquisto appare generalizzata. I tassi di crescita più accentuati – come rileva l’Ismea – si registrano nel Nord-Ovest, area in cui lo scorso anno c’era stata una stagnazione dei consumi, e nel Nord-Est, rispetto alla quale tende a consolidarsi la tendenza registrata nel 2009. Invece, con riferimento alle fonti di acquisto dei prodotti lattiero caseari, la domanda domestica è stimata in crescita principalmente presso discount e liberi servizi, canali che esprimono, rispettivamente, il 7 per cento ed il 5,5 per cento della spesa nazionale. Lieve la crescita presso super e iper-mercati, tipologia distributiva che, con una quota di mercato in valore pari al 75 per cento, rappresenta la principale tipologia distributiva per il settore. Negativo l’andamento presso il dettaglio tradizionale, che continua ad evidenziare forti segnali di sofferenza, in linea con quanto registrato per il totale agro alimentare.
Francesi e tedeschi al top – La Cia, tuttavia, sottolinea che gli italiani, con circa 58 litri pro-capite l’anno, non sono di certo grandi consumatori di latte, almeno nel confronto con i francesi e tedeschi (65 litri) e soprattutto con gli statunitensi (86 litri). La crescita degli acquisti lascia, in ogni modo, intravedere spiragli nuovi e positivi, anche se il mercato lattiero-caseario continua a mostrare problemi e una persistente complessità. In particolare, il prezzo alla stalla pagato ai produttori non è certo remunerativo, mentre prosegue la crescita dei costi produttivi (si preannuncia, in particolare, un incremento dei prezzi dei mangimi dovuto all’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro), contributivi e burocratici. Il tutto si traduce in un ulteriore calo di redditività per le aziende.