Un progetto di ricerca per definire un profilo molecolare identificativo del vitigno della Vernaccia di San Gimignano e per garantire la tracciabilità di uno dei vini di eccellenza prodotti in provincia di Siena. E’ quello che stanno portando avanti l’amministrazione provinciale e il Consorzio della Denominazione San Gimignano insieme a Sergè-genomics, azienda spin off dell’Università degli Studi di Siena che eroga servizi innovativi di consulenza nel campo della biotecnologia e della genomica vegetale e animale. Il progetto è partito da pochi mesi e la presentazione dei primi risultati è prevista entro dicembre.
Take away – La valorizzazione della Vernaccia è anche al centro di un’iniziativa, che va sotto il nome di “Take away”, promossa dal Consorzio della Denominazione San Gimignano, in collaborazione con l’amministrazione comunale. L’iniziativa è partita poche settimane fa con l’obiettivo di promuovere un consumo consapevole del vino e prevede di dotare i ristoranti del territorio sangimignanese di un kit da asporto per le bottiglie di Vernaccia e di Rosso di San Gimignano non terminate, un tappo ermetico e un pratico sacchetto di carta. Il progetto pilota sta contando sull’adesione di una ventina di ristoranti di San Gimignano, contrassegnati da un sorridente palloncino giallo che caratterizza la campagna di comunicazione dell’iniziativa, in italiano e in inglese.
Il progetto di ricerca – Il progetto sarà articolato in due fasi: la prima avrà l’obiettivo di definire un profilo genetico standard per il vitigno Vernaccia, mentre la seconda consisterà nell’applicazione di un metodo di tracciabilità molecolare nel vino. Il profilo genetico della Vernaccia sarà studiato attraverso l’estrazione del Dna dalle foglie e dai germogli campionati in vigneti realizzati con barbatelle moltiplicate sia da selezioni massali che dagli 11 cloni omologati, emersi nel corso degli anni dall’applicazione di programmi di selezione clonale promossi da Arsia in collaborazione con l’Università di Firenze, il Consorzio della Denominazione San Gimignano e la Vivai Cooperativi di Rauscedo. I cloni selezionati sono raccolti in campi sperimentali allestiti sotto il controllo del Consorzio. Dopo l’individuazione di uno standard genotipico per il vitigno della Vernaccia, sarà possibile applicare una procedura di certificazione analitico-molecolare del vino ottenuto dagli stessi vitigni, estraendone il Dna. I risultati ottenuti confluiranno in banche dati che, attualmente, raccolgono i profili genotipici dei vitigni maggiormente diffusi sul territorio nazionale e toscano.
I tempi del progetto – Il progetto ha preso il via nel mese di giugno, con l’individuazione della strategia e del metodo di estrazione del Dna dal vino. I risultati relativi alla caratterizzazione dei cloni e i biotipi presenti sul territorio sangimignanese, dovrebbero essere presentati entro la fine del 2010. In queste settimane, i ricercatori stanno lavorando sull’estrazione del Dna da cloni di Vernaccia omologati per passare, successivamente, al confronto tra i diversi profili genotipici ottenuti dalle piante con il vino prodotto nell’area. “Con la nuova legge comunitaria 61/2010 – spiega Letizia Cesani, presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano – i Consorzi acquisiscono un importantissimo duplice ruolo, quello della promozione dei vini a denominazione e quello della loro tutela. Per quanto riguarda la promozione, il Consorzio della Denominazione San Gimignano considera un punto fondamentale quello di sostenere il consumo consapevole del vino, da cui nasce l’iniziativa Take Away, che sta ottenendo un forte gradimento da parte di tutti i soggetti coinvolti. Il progetto di definizione del profilo genetico della Vernaccia, presentato oggi – aggiunge Cesani – si inserisce, invece, nell’ambito dell’altro importante ruolo, quello della tutela, sia dei vini a denominazione che del consumatore che, attraverso la tracciabilità del prodotto acquistato viene garantito sulla sua origine. La mappatura genetica del vitigno Vernaccia è, infatti, uno strumento fondamentale per tracciare la produzione del vino in bottiglia e certificarne la sua provenienza, a tutto vantaggio dei produttori e dei consumatori”.