“Un’impresa agricola su tre rischia di chiudere. Due su quattro hanno, invece, bilanci e “in rosso”. Sotto i duri colpi di costi (produttivi, contributivi e burocratici) che s’impennano sempre di più, di prezzi sui campi in crollo verticale e di redditi in caduta libera, gli agricoltori sono in grande affanno e corrono il serio pericolo di non stare più sul mercato. Davanti ad uno scenario drammatico non si può stare fermi. Il governo, come ha fatto per altri settori economici, deve intervenire in tempi rapidi, altrimenti più di 250 mila aziende nei prossimi due-tre anni saranno costrette a riconsegnare le chiavi. Giuseppe Politi, presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, rinnova con forza il grido d’allarme per un settore abbandonato a se stesso e alle prese con difficoltà enormi e privo di una politica efficace, “di un vero progetto che rilanci sviluppo e competitività”. Una denuncia che è stata ribadita oggi a Roma durante il grande sit-in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati che ha visto la partecipazione di centinaia di produttori provenienti da tutta Italia.
50mila aziende fuori mercato – “Negli ultimi dieci anni – dice il presidente della Cia – circa 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagna e svantaggiate, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2009 più di 50 mila sono andate fuori mercato. Senza interventi mirati e straordinari sarebbe una tragedia per l’intero settore. Finora si è fatto poco o nulla nei confronti dell’imprenditoria agricola. Solo sporadici ed insufficienti interventi che non hanno risolto i problemi con i quali l’agricoltura è costretta a confrontarsi. E questo è molto grave soprattutto in un momento in cui a livello europeo si stringono i tempi per decidere quale sarà la Politica agricola comune dopo il 2013. Servirebbe un’accelerata, una totale presa di coscienza delle questioni che stanno mettendo in ginocchio le nostre campagne. Purtroppo, non vediamo neanche l’ombra di un provvedimento efficace”.
Costi opprimenti – “Ormai – aggiunge Politi – gli agricoltori sono in una situazione di piena emergenza. Le imprese agricole non riescono più a sostenere i costi che rappresentano macigni opprimenti sulla gestione aziendale. Uno scenario, oltretutto, aggravato dal continuo e drammatico crollo dei prezzi praticati sui campi. Un mix esplosivo che ha tagliato di netto (meno 30 per cento negli ultimi due anni) i redditi dei produttori che incontrano sempre più difficoltà e ostacoli. Un vero dramma cui bisogna porre al più presto gli adeguati ripari”.
Agricoltura un patrimonio per il Paese – “Le imprese agricole – rimarca il presidente della Cia – chiedono validi sostegni per poter stare sul mercato e fornire il loro contributo economico e sociale. Per questo diciamo basta al silenzio assordante che c’è nei confronti di un settore che è patrimonio del nostro Paese. Non possiamo assistere passivamente alla distruzione di una realtà, quella agricola, che è una risorsa vitale. Un settore economico che coinvolge direttamente ed indirettamente più di 4,5 milioni di persone tra agricoltori, lavoratori e attività industriali collegate alla produzione agricola. Più di un milione di famiglie vivono di agricoltura”.
Settori col segno meno – “Dai cereali all’uva, dall’olio d’oliva all’ortofrutta, dalla zootecnia da carne al settore lattiero-caseario, al florovivaismo, è uno scenario allarmante. Servono -rileva il presidente della Cia- interventi urgenti, straordinari e concreti. E’, quindi, giunto il momento degli atti tangibili. Le imprese agricole sono in grande affanno. Oltre a tempestive misure, serve un nuovo progetto di politica agraria. E la sede più ideale per discuterla e svilupparla resta -ha concluso Politi- la Conferenza nazionale sull’agricoltura, anch’essa tante volte annunciata, ma mai programmata. Non deve finire nel dimenticatoio e va necessariamente svolta entro il 2010”.