In cinque anni, dal 2005 al 2009, i redditi degli agricoltori italiani hanno subito un vero e proprio colpo di scure: meno 35 per cento. Nello stesso periodo i costi per i mezzi di produzione, dei contributi e quelli burocratici si sono triplicati, mentre i prezzi sui campi sono crollati di circa il 20 per cento. Un quadro allarmante che ha costretto lo scorso anno più di 50 mila imprese a chiudere i battenti. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori per la quale la situazione dei nostri produttori nei prossimi mesi diventerà ancora più drammatica con la fine della proroga (31 luglio) della fiscalizzazione degli oneri sociali per le zone svantaggiate di montagna e con il mancato ripristino del “bonus gasolio” per le serre.
Redditi a picco – Il colpo di grazia per i redditi degli agricoltori italiani è venuto – afferma la Cia – lo scorso anno, quando sono crollati del 21 per cento. Il calo più accentuato degli ultimi dieci anni che, nonostante i dati positivi del 2004 e del 2008 (rispettivamente più 3,5 per cento e più 2 per cento) avevano segnato un continuo andamento al ribasso, con punte del meno 10,4 per cento nel 2005 e del meno 3,4 per cento nel 2006. E così il mix costi alle stelle e prezzi sui campi in caduta libera è stato micidiale e ha generato una situazione esplosiva che rischia -avverte la Cia- di trascinare nel baratro molti imprenditori che non riescono più a stare sul mercato. Il campanello d’allarme è, d’altra parte, già suonato: lo scorso anno con l’abbandono di migliaia di agricoltori. Nei prossimi tre-quattro anni si corre il fondato pericolo che, se non interverranno misure e politiche realmente incisive per il settore primario, altre 250 mila aziende siano costrette a cessare l’attività.
Meno risorse – All’agricoltura, d’altronde, la finanziaria 2010 – ricorda la Cia – ha tolto risorse per oltre un miliardo di euro, mentre provvedimenti, come il “milleproroghe”, il decreto incentivi e la manovra economica, non hanno riservato alcuna attenzione ai pressanti problemi del settore primario. Attualmente i costi produttivi -avverte la Cia- incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85 per cento. Solo nello scorso anno l’incremento è stato del 12 per cento. E per quest’anno si prevede una crescita ancora sostenuta. Un trend confermato anche nel primo trimestre 2010, come rileva, del resto, l’ultimo rapporto dell’Istat.
Burocrazia – A questi incrementi, che negli ultimi anni hanno frenato l’attività imprenditoriale con un crescendo impressionate, si aggiungono anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni sono cresciuti del 26 per cento) e quelli di carattere burocratico. Costi pesanti che – conclude la Cia – si traducono in un forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con incidenza negativa notevole sull’occupazione e la competitività.