Tempo di previsioni per le nocciole nostrane. A pochi giorni dall’inizio della raccolta, il quadro della campagna 2010 in provincia di Viterbo è quello di una quantita’ inferiore del 30-35 per cento rispetto al 2009, qualita’ buona e prezzo stabile. A stabilizzare il prezzo, che dovrebbe essere simile a quello della chiusura della stagione 2009, cioe’ 5 euro a punto resa, quindi 215-220 euro al quintale di nocciole in guscio, hanno contribuito la scarsa produzione turca, che da sola rappresenta circa il 90 per cento di quella mondiale, e la minor quantita’ di prodotto disponibile Italia.
La raccolta – La quantita’, secondo Pompeo Mascagna, presidente di Assofrutti, la principale associazione di produttori viterbesi, dovrebbe attestarsi sui 300mila quintali, a fronte dei 350-400mila delle stagioni migliori. La qualita’, invece, s’annuncia ottima grazie all’andamento climatico pressoche’ perfetto. ”Le piogge di giugno – spiega – hanno messo al riparo i noccioleti dalla siccita’. Il caldo che e’ seguito invece ne ha agevolato la maturazione”. Ma i rischi legati al maltempo non sono ancora scongiurati. ”Se dovesse piovere per alcuni giorni mentre le nocciole secche sono ancora sul terreno – precisa – potrebbero rovinarsi. Speriamo che il clima sia propizio fino a tutto settembre”. Un ettaro di noccioleto – nella Tuscia sono complessivamente 17mila – richiede tra i 2mila e i 2500 euro di spese di lavorazione. La fluttuazione e’ data dal tasso di meccanizzazione dell’azienda. Il raccolto oscilla dai 20 ai 25 quintali l’anno, per un incasso di 4.600 euro. Quindi, agli agricoltori rimangono poco piu’ di 2mila euro ad ettaro.
Sostegno dalla Ue – ”Per salvaguardare la coltura che nel Viterbese da’ un gettito complessivo di circa 70 milioni di euro l’anno e coinvolge circa 3.500 aziende, per lo piu’ a conduzione familiare – afferma Mascagna – abbiamo chiesto all’Unione Europea e al governo italiano di essere trattati come i produttori turchi, che ricevono dallo Stato un indennizzo di 700 euro l’anno per ogni ettaro coltivato. Fatte le debite proporzioni e raffrontato il costo del lavoro, dei concimi, dei macchinari, noi avremmo bisogno di un aiuto minimo di 2.500 euro l’ettaro. Finora – conclude – abbiamo ottenuta molta attenzione ma nemmeno un centesimo”.