Una task force per verificare e controllare tutto cio’ che avviene nella produzione e distribuzione del pomodoro. E’ stato il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Giancarlo Galan a dare mandato per la sua costituzione, precisando che per ”lunedì mattina sono stati convocati presso il Ministero tutte le organizzazioni della filiera del pomodoro e le Regioni interessate, per studiare ulteriori iniziative tese a contrastare le distorsioni del mercato e assicurare il massimo coordinamento tra i vari soggetti coinvolti nella programmazione e nei controlli del settore. Già domani mattina, si terrà una nuova riunione operativa al Gabinetto del ministro con il coinvolgimento dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari e repressione frodi, del Corpo Forestale e dell’Agenzia delle Dogane. Ciò – precisa Galan – per valutare l’efficacia delle azioni già messe in atto ad inizio campagna di trasformazione del pomodoro e intensificare i controlli nei luoghi e nei passaggi della filiera più sensibili”.
Obbligo di etichetta – Galan afferma che ”per tutelare produttori e consumatori del nostro pomodoro, non possiamo nè bloccare i camion né impedire la libera circolazione delle merci, in osservanza degli obblighi comunitari ed internazionali. Ma ci sono delle regole e queste regole vanno rispettate, garantendo la massima trasparenza su tutti i vari passaggi della filiera per la produzione della passata di pomodori”.“La contraffazione crea e smercia prodotti falsi che ci danneggiano gravemente, per esempio nella moda, ma soprattutto in agricoltura – continua Galan -. C’è chi fa e vende falso Parmigiano oppure falsa mozzarella o pasta e così via, falsificando in ogni modo e ovunque nel mondo le nostre eccellenze alimentari. E c’è chi trasforma pomodori che vengono chissà da dove in pomodori italiani. E’ mio intento, ove fosse legalmente possibile, colpire tutti coloro che danneggiano produttori e consumatori italiani. In breve: se al più presto sia in Italia che in sede di Unione Europea non verrà affrontata e risolta, nel pieno rispetto di ogni idea di giustizia e di trasparenza economica, la questione dell’etichetta d’origine – ha concluso Galan -, credo che l’Italia farebbe bene a considerare se sussistano ancora le ragioni di una sua partecipazione a organismi internazionali a quel punto assai poco leali nei suoi riguardi”.