Futuro della Politica Agricola Comune, non mancano le preoccupazioni da parte dell’Italia. Su questo e su altri temi di interesse per il mondo agricolo si sono interrogati i Dottori Agronomi e Forestali con una tavola rotonda a Bologna nella giornata conclusiva del XIII Congresso Nazionale. “Cosa ci aspettiamo dalla Pac? Il mantenimento dell’efficienza delle aziende – ha sottolineato Rosanna Zari, vicepresidente del Conaf – e la semplificazione nell’applicazione del Piano di sviluppo rurale. In questo contesto il nostro ruolo diventa fondamentale in quanto ci sostituiamo agli amministratori delle aziende per combattere la burocrazia, contro lo spreco di risorse pubbliche. L’augurio è che la semplificazione non sia solo una parola ma un aspetto concreto della nostra professione. Di recente, poi – ha ricordato la Zari -, abbiamo vissuto l’esperienza di un focus group in collaborazione con ISMEA-Rete Rurale per calcolare i costi della condizionalità nelle regioni italiane con l’obiettivo di valutare i costi e gli impatti territoriali delle tecniche agronomiche connesse agli adempimenti di condizionalità con particolare riferimento al mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche ed ambientali. Il risultato è la necessità di questo insieme di norme per la concessione di contributi legati all’applicazione di norme per la tutela del paesaggio e per la produzione di beni pubblici soprattutto nelle aree svantaggiate”.
L’intervento di Davide Viaggi – In apertura Davide Viaggi, professore associato di Economia ed Estimo alla Facoltà di Agraria di Bologna, ha presentato i risultati di un’indagine condotta su 2500 agricoltori europei a cui è stato chiesto cosa faranno nei prossimi anni con o senza Pac. Il 25% ha risposto che uscirebbe comunque dal mondo agricolo nonostante le rosee previsioni sull’agricoltura del futuro, fatta di aziende più grandi, più complesse, gestite da giovani preparati e più proiettati verso le tecnologie.
L’intervento di Paolo De Castro – “Dopo il 2013 la Pac continuerà ad esistere anche se ci saranno degli assestamenti – ha spiegato Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo – con un ulteriore sacrificio finanziario dei Paesi storici in vista dell’ampliamento ai nuovi Paesi europei. Tuttavia per arrivare alla definizione della nuova Pac (attraverso la formulazione di molteplici pacchetti legislativi), occorrerà un allineamento giuridico dei contratti, già oggetto di proposte legislative. In Italia, però, c’è totale disattenzione dal mondo politico. In questo contesto è necessario far sentire la voce di tecnici e professionisti e fornire risposte tecniche su tematiche importanti come il reddito degli agricoltori, mercati più competitivi e più globalizzati e la legge sull’etichettatura. L’Italia deve reagire e puntare sulla ricerca e sulle biotecnologie. E’ arrivato il momento di far sentire la nostra voce in sede istituzionale e superare le tante divisioni presenti nel mondo agricolo”.
L’intervento del presidente Conaf Andrea Sisti – “Non dobbiamo ripetere gli errori del passato – ha sottolineato il presidente Conaf Andrea Sisti – Un esempio su tutti quello del fascicolo aziendale che poi nel censimento dell’agricoltura non è nemmeno stato preso in considerazione. Ci dobbiamo battere perché se l’agricoltura non è produttiva, non mantiene il territorio. Non vogliamo restare ancorati alla professione di agronomo come attività, vogliamo batterci per una politica che guardi con attenzione all’agricoltura. E superare le criticità. In Italia c’è un problema di sistema. Ci sono 18 regioni che vanno a Bruxelles a discutere dei propri problemi, non c’è una politica unitaria nazionale, dei principi generali su come vogliamo stare in Europa. Ecco perché abbiamo deciso di mettere a disposizione del Ministero e del mondo agricolo le nostre professionalità per dare un contributo per essere parte attiva come organo consultivo nelle regioni e migliorare questo Paese in Europa”.
L’intervento di Paolo Bruni – “Il dibattito sulla Pac oltre il 2013 è quasi al termine – ha ammonito nel suo intervento Paolo Bruni, presidente della Confederazione generale delle cooperative agricole dell’UE – e nonostante ciò l’Italia, a differenza degli altri Paesi europei, non ha presentato la propria soluzione, sintomo della mancanza di confronto all’interno del Paese. Un handicap grave che speriamo non si ripercuota in termini di diminuzione delle risorse destinate all’Italia”.
Giovanni La Via, parlamentare europeo Commissione Agricoltura e sviluppo rurale ha condiviso con gli agronomi e forestali la sua esperienza europea. “Non ci sono certezze su quello che succederà dopo il 2013 e su quali risorse potremo contare. Negli anni i soldi destinati all’agricoltura sono diminuiti per investire in nuovi settori e in mancanza di risorse si è pensato che si potesse tagliare proprio in agricoltura. Se la ripartizione delle risorse dovesse essere applicata con il parametro della superficie l’Italia perderebbe 2 mld di euro l’anno; viceversa, se fosse applicato il parametro della produzione otterremmo 1,5 mld in più all’anno. In generale la nuova Pac dovrà prevedere meccanismi nuovi per fronteggiare le forti fluttuazioni dei prezzi dei prodotti agricoli e ridurre il livello di rischio per il mondo agricolo. Il dibattito per ora è aperto e l’Italia può giocare un ruolo fondamentale come mai in passato nella definizione della politica agricola”.
L’intervento di Rodolfo Ortolani – Infine il rapporto tra agricoltura e credito. “Nonostante la crisi – ha spiegato Rodolfo Ortolani, direttore generale Unicredit Banca – il settore non riflette gli attuali andamenti di mercato. “E’ anticiclica. Manifatturiero e commercio sono in leggera ripresa, mentre l’agricoltura è un po’ in difficoltà. In generale c’è la convinzione che si tratti di un settore debole ma i numeri della banca dicono il contrario. L’indice di rischiosità dell’agricoltura (monitorato da cinque anni) oggi è al 6,8% contro una media generale del 12,8%. Così, il sistema bancario è molto più propenso a dare soldi al settore agricolo che ad altri”.