Riduzione dell’erosione del suolo, mantenimento della fertilita’ dei terreni, salvaguardia della biodiversita’. Questi i primi risultati positivi ottenuti dall’agricoltura italiana nella nuova sfida ambientale tracciata dalla Politica agricola comunitaria – che a questi obiettivi destina una fetta importante dei finanziamenti Pac – attraverso la cosiddetta condizionalità. Ovvero attraverso l’insieme di regole, stabilite dalla Comunita’ europea, che gli agricoltori devono rispettare per garantire standard elevati riguardo alla difesa dell’ambiente e del territorio, sicurezza alimentare, salute pubblica, nonche’ benessere degli animali. E’ quanto emerge dal primo rapporto sull’applicazione di questo insieme di impegni ambientali, presentato questa mattina a Roma nel corso del Workshop Condizionalita’ 2010, organizzato dalla Rete Rurale Nazionale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con la Commissione europea e Agea.
Dati – Secondo i dati che dimostrano con evidenza come l’agricoltura rappresenti un elemento imprescindibile per garantire il rispetto dell’ambiente, rivelano che nel 2008 le verifiche in campo sul rispetto dei vincoli imposti dalla normativa europea hanno interessato oltre 22mila aziende, piu’ che quadruplicate rispetto al 2005, anno in cui il sistema e’ stato introdotto. Le infrazioni contestate sono state 2.600, per la maggior parte legate alla complessita’ dei criteri di gestione obbligatori, in particolare all’applicazione delle prescrizioni agronomiche nelle zone vulnerabili ai nitrati. Queste complessita’ non hanno comunque impedito di raggiungere concreti risultati positivi in termini di impatto ambientale dell’attivita’ agricola.
Erosione suolo – Per quanto riguarda l’erosione del suolo, il monitoraggio su alcune aree test ha evidenziato una sostanziale riduzione: pari a cinque volte nel caso dei terreni inerbiti, fino quasi ad azzerarsi nei casi un cui si fa ricorso ai solchi acquai temporanei nei campi coltivati a mais. Positivo anche l’impatto sulla salvaguardia della biodiversita’, in particolare per le specie di uccelli, il cui habitat e’ strettamente legato all’attivita’ agricola, che dal 2005 al 2009 ha presentato un trend crescente delle specie censite. Come tutte le clausole, anche la condizionalita’ prevede una penale in caso di inadempienza che, in funzione del livello di infrazione, puo’ comportare una riduzione dei contributi comunitari fino al 20 per cento; nei casi piu’ gravi e reiterati si puo’ arrivare all’esclusione del pagamento annuale. Attualmente, il totale degli aiuti diretti erogati alle aziende agricole italiane sotto forma di "titoli Pac" (1½ pilastro) ammonta a circa 3,8 miliardi di euro, frazionati in 9,5 milioni di titoli abbinati a 8,48 milioni di ettari. La media degli aiuti diretti per azienda e’ pari a 2.500 euro, che comprende una forbice molto ampia a livello regionale: in testa la Lombardia, con una media di oltre 10.000 euro per azienda, seguita dei 6.500 euro del Piemonte; in coda la Liguria, con meno di 600 euro. Quanto al 2� Pilastro (sviluppo rurale) la condizionalita’ si applica a diverse misure ambientali dell’Asse 2 dei Programmi di sviluppo rurale per un ammontare di quasi un miliardo di euro l’anno. I requisiti di condizionalita’ interessano attualmente 1,3 milioni di aziende agricole, quasi il doppio rispetto al 2005, per il progressivo aumento dei vincoli, ma anche per le successive riforme Pac che hanno fatto confluire diversi regimi di aiuti comunitari all’interno del Pagamento unico aziendale. Un giro di vite voluto dall’Unione Europea proprio per rafforzare i comportamenti virtuosi degli agricoltori, in coerenza con il nuovo modello europeo che vede l’agricoltura non piu’ come semplice serbatoio di materie prime agricole, ma anche come produttrice di "beni pubblici" a vantaggio dell’intera collettivita’. Un obiettivo destinato a rafforzarsi con il prossimo negoziato sulla Pac e sulle prospettive finanziarie post 2013.
Risultati in campo – "Nell’ambito della condizionalita’ esistono – ha affermato, durante il convegno, il Direttore generale della competitivita’ per lo sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole Giuseppe Blasi – dei punti chiave come controllabilita’ dei risultati in campo, nessuna discriminazione tra agricoltori, semplificazione e possibilita’ di comunicare all’opinione pubblica i risultati raggiunti. Elementi che possono contribuire ognuno con la propria parte alla costituzione di un pacchetto di impegni fondamentali per il concetto di agricoltura come produttrice di beni pubblici, anche in vista della prossima riforma comunitaria post-2013. Su questa linea, oggi abbiamo presentato una serie di buone pratiche a livello europeo e abbiamo cercato di mostrare la loro applicabilita’ nel contesto attuale".