Il ”boom” è finito. Il vino novello si ridimensiona enormemente. E così per quest’anno si annuncia un vero tracollo (meno 25-30 per cento rispetto al 2009) della produzione, ma a migliorare sarà sicuramente la qualità. Da semplice moda, che all’inizio del Duemila contagiò milioni di italiani, si sta sempre più trasformando nell’acquisto di un prodotto con determinate caratteristiche e tipicità, ricercato da eno-appassionati e da intenditori. Da sabato prossimo 6 novembre e fino al mese di maggio saranno immesse sul mercato nazionale ed internazionale poco più di 5 milioni di bottiglie. Il volume di affari dovrebbe attestarsi tra i 40 e i 45 milioni di euro. Un calo che, però, non avrà effetti sul “pianeta vino” e soprattutto sui vitivinicoltori, visti i bassi volumi di produzione. Tuttavia, non va trascurata questa tipologia di produzione, soprattutto quando è legata alle indicazioni di origine e geografiche fortemente legate al territorio. Sono questi i primi provvisori dati elaborati dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, anche sulla base di ultime rilevazioni di importanti istituti.
Biennio – Le difficoltà per il “novello” si erano già manifestate negli ultimi due anni, ma il 2009 segna il livello produttivo più basso da quando, a fine degli anni ’90, questo vino aveva fatto il suo ingresso prepotentemente nel carrello della spesa degli italiani, divenendo un fenomeno di massa. Nel 2002 -ricorda la Cia- la produzione di “novello” toccò il suo picco storico sfiorando i 18 milioni di bottiglie. Ma già dal 2006 il consumo ha iniziato a calare con 15,5 milioni di bottiglie prodotte. E questa tendenza è proseguita sia nel 2007 che nel 2008 e si confermerà anche quest’anno. Dunque, meno produzione, ma sicuramente più qualità.
Novello Nord – L’incidenza del “novello” sulla produzione enologica nazionale è dello 0,18 per cento e i prezzi per quest’anno -avverte la Cia- registrano una sostanziale stabilità rispetto ai precedenti dodici mesi. Vanno dai 3 ai 7 euro a bottiglia, ma anche con punte dell’8,50/9 euro. La Cia evidenzia che oltre il 60 per cento dei vini “novelli” viene dalle regioni del Nord Italia, che il 12 per cento della produzione va all’estero, soprattutto in Germania e Giappone, e che le cantine produttrici sono poco meno di 300 sparse in tutto il Paese. E’, comunque, molto ricca l’offerta varietale, che diversifica il novello “made in Italy” dal Beaujolais Nouveau, frutto di una sola regione della Francia.
Nicchia – Quella dei vini “novelli” – sostiene la Cia – è una piccola “nicchia” di mercato che trova le sue radici in vecchissime tradizioni locali di abbinamento di vini nuovi, ottenuti macerando a lungo le uve intere pressate sofficemente, ai frutti caratteristici dell’autunno, come castagne e marroni e piatti a base di funghi. Da queste tradizioni e prendendo anche spunto dai novelli francesi, è nata un’apposita normativa italiana che dagli anni Ottanta ha posto regole, come quella del primo giorno di vendita (il 6 novembre, appunto).