Il biologico incontra sempre più il favore dei consumatori italiani. Lo rileva l’Ismea nella nota mensile di mercato dedicata ai prodotti bio, da cui emerge una crescita dell’11% della spesa domestica nei primi nove mesi del 2010. La dinamica, relativa ai soli prodotti confezionati, contrasta – sottolinea l’Istituto – con l’andamento stagnante dei consumi di alimenti e bevande convenzionali, confermando invece per il bio il trend positivo degli ultimi anni (+6,9% nel 2009 , +5,2% nel 2008).
Dettaglio – Per l’ortofrutta fresca e trasformata, che rappresenta il 22% del valore degli acquisti biologici, la crescita, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è stata del 4%, con punte del 70% per le melanzane, del 12,6% per le mele e del 10,3% per le zucchine. Le rilevazioni Ismea mostrano al contrario riduzioni del 10% per i pomodori e del 4,9% per le pere. Anche i derivati dei cereali segnano, nei primi 9 mesi del 2010, variazioni positive, con incrementi intorno al 15-20% per pane (e suoi sostituti), biscotti, dolciumi e snack. Più contenuto (+9,5%) l’aumento per le paste di semola bio, mentre arretrano del 17% circa gli acquisti di riso.
Olio bio – A contribuire alla crescita dei prodotti biologici sono stati, in questi primi nove mesi, anche l’olio extravergine bio (+20% la spesa) e le uova (+7,5% su base annua). Nel comparto lattiero caseario, che segna complessivamente un più 10,4%, i dati Ismea evidenziano un buon risultato in particolare per il latte fresco (+23%) e incrementi più contenuti per burro (+9,3%) e yogurt (+2%).
Distribuzione – Tra i diversi canali di vendita crescono a due cifre le vendite negli ipermercati (+21,7%), mentre i supermercati hanno accusato, rispetto ai primi 9 mesi del 2009, una battuta d’arresto dell’1%. A livello territoriale, i maggiori aumenti si riscontrano nelle regioni del Sud+Sicilia (+25,3%) e nel Nord Est (+15,4%), ma crescono anche il Nord Ovest (+9,7%) e il Centro+Sardegna (+3,3%). Il consumo di prodotti biologici resta comunque fortemente sbilanciato nei territori settentrionali, la cui incidenza sugli acquisti totali supera il 70%.