Dopo anni di attesa la Commissione europea ha gettato le basi per introdurre l’etichetta d’origine obbligatoria per tutti i prodotti agricoli europei, su iniziativa del commissario all’agricoltura Dacian Ciolos. La definizione di un quadro giuridico specifico per l’etichetta d’origine rientra nella prima proposta legislativa, approvata oggi a Bruxelles, che ”rafforza e rende più’ chiare le regole di qualità esistenti nell’Ue”: dalle denominazioni d’origine e indicazioni geografiche (Dop e Igp) di cui l’Italia e’ leader in Europa, ad un nuovo regime per le specialità tradizionali garantite (come la Pizza alla Napoletana)”. E ancora, la creazione di indicazioni facoltative di qualità come ”prima spremitura a freddo” o ”allevati all’aperto” che interessano particolarmente l’Italia. La nuova proposta – sottolinea Bruxelles – ”punta anche a semplificare l’adozione, da parte della Commissione, di norme di commercializzazione, inclusa la competenza di estendere l’obbligo dell’indicazione in etichetta del luogo di produzione, in funzione delle specificità di ciascun settore agricolo”.
La reazione della Cia – Bene l’etichetta d’origine per tutti i prodotti e un maggior rafforzamento dei regimi per Dop, Igp e Stg. Però, da parte di Bruxelles ci si aspettava più coraggio e maggior decisione al fine di un’effettiva tutela delle produzioni e del lavoro degli agricoltori che tanto hanno investito in qualità e sicurezza alimentare. È quanto sostenuto dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito alla proposta legislativa, approvata oggi dalla Commissione Ue, e con la quale si intende rafforzare e rendere più chiare le regole di qualità esistenti nell’Ue.
L’etichetta d’origine – E’ una misura molto importante, avverte la Cia, però è necessario che la provenienza della materia prima venga indicata in modo molto trasparente per tutti i prodotti trasformati. In questo modo si difende l’attività dei produttori e si valorizza il loro impegno qualitativo.
Da sempre la Cia è convinta sostenitrice che le Dop e le Igp siano le più importanti strategie di qualità regolamentata: sono le autostrade della qualità legata al territorio. Ma nello stesso tempo è altrettanto convinta che esse da sole non siano sufficienti per coprire la vasta gamma dei prodotti legati alla tipicità ed alla tradizionalità. Ci sono anche le produzioni biologiche, che hanno un grande valore per i consumatori attenti alla qualità salutistica ed alla salvaguardia dell’ambiente, ma anche con queste non si copre l’intera gamma delle opportunità. In questo ambito, una valutazione più approfondita, per la realtà italiana e non solo, meritavano i “prodotti di montagna”. D’altra parte, il 54,3 per cento della superficie nazionale è montano; il 51,9 per cento dei comuni italiani sono montani. In questi comuni l’agricoltura, con il 26,6 per cento ha il primato per quanto concerne gli addetti, seguita dall’industria con il 17,7 per cento e dai servizi con il 16,7 per cento.
Rafforzare i controlli – Nello stesso tempo -rileva la Cia- è essenziale che si rafforzi il ruolo dei Consorzi di qualità, che devono assumere il ruolo di organismi intersettoriali per poter dettare regole di programmazione e commercializzazione “erga omnes”.