“L’assenza dell’Italia nella fase preparatoria della Politica agricola comune (Pac) è stata totale, basti considerare che a Bruxelles su 5.600 contributi solo 5 sono arrivati dall’Italia”. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali Andrea Sisti, in occasione della riunione di fine anno organizzato dall’Ordine dei dottori forestali della provincia di Perugia, in cui si è parlato delle prime proposte per la Pac dopo il 2013. Ordine di Perugia che con oltre 600 iscritti gode di “ottima salute” come ha ricordato il presidente Stefano Villarini, che ha illustrato le commissioni permanenti all’interno dell’Ordine, utili per dialogare con istituzioni e sistema agricolo, oltre che per introdurre i giovani iscritti nel mondo professionale.
Innovazone – “La Pac – ha detto Sisti – sarà uno strumento utile se, come sistema Italia, saremo attivi; se sapremo essere propositivi nei confronti di Bruxelles, comunicando le esigenze dell’agricoltura italiana, anziché come avvenuto troppo spesso, che siano altri ad “imporre” le decisioni già prese”. Ed inoltre l’importanza della ricerca e del trasferimento dell’innovazione: “Dalla ricerca deve partire un nuovo modello italiano di innovazione – ha aggiunto il presidente Conaf, Sisti -, l’agricoltura ha bisogno di ricerca e di investimenti e strategie forti in questa direzione”. Del totale del bilancio del’Unione Europea il 42% delle risorse è destinato all’agricoltura, e nei prossimi anni – secondo i dati del professor Angelo Frascarelli, docente Economia e Politica Agraria, Università degli Studi di Perugia – ci sarà una progressiva diminuzione, comunque contenuta, fino ad arrivare al 33% nel 2020.
Un aiuto per l’economia del settore primario – Da sottolineare, però, come la Pac nella somma di tutti i singoli bilanci degli Stati UE valga soltanto lo 0,43% delle risorse. “La Pac 2014-2020 – ha affermato Frascarelli – si baserà sulla competitività, e sui beni pubblici, ovvero dovrà remunerare quei beni non pagati dal mercato; saranno quindi avvantaggiate dalla Pac le aree che oggi non hanno benefici particolari, ovvero pagamenti accoppiati in aree di pregio dove la produzione ha un valore strategico. Un altro concetto positivo nella nuova Pac – ha aggiunto – è quello del lavoro; mentre sarà ridimensionato il concetto di “sviluppo rurale””. Sulla Politica agricola comune c’è il pericolo di “correre troppo dietro alla dimensione ambientale e poco dietro a quella della produzione alimentare” ha proseguito Francesco Pennacchi, preside della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia, “dobbiamo ricordarci – ha detto – che gli aiuti ce li devono dare perché produciamo cibo, senza dimenticare i beni pubblici e l’ambiente, ma in primis l’agricoltura è produzione di cibo, anche perché nel mondo siamo già 6,8 miliardi di persone”.
In Umbria – Per quanto riguarda l’agricoltura umbra secondo Pennacchi: “L’esigenze primaria e improrogabile – ha detto il preside – è dell’innovazione delle imprese e dell’intero sistema. Inoltre è necessaria una identità del sistema territoriale umbro, che non deve vendere soltanto olio, vino o tabacco, ma deve vendere prima di tutto innovazione. Inoltre – secondo Pennacchi – il ruolo di indirizzo della politica deve essere forte e saper fare scelte, anche per sopperire alle carenze infrastrutturali della regione”.
Fare sistema – Ha ricordato l’impegno della Regione Umbria, il presidente Catiuscia Marini, per lo sviluppo e la competitività dell’agricoltura e dell’agroalimentare: “Bisogna sostenere un’azione di sistema per aggredire i mercati internazionali – ha detto il presidente della Regione Marini – per fa essere le nostre aziende agricole, di piccole dimensioni, sempre più competitive. Gli spazi per i prodotti di nicchia di alta qualità, come quelli umbri, ci sono soprattutto nei “nuovi” Paesi emergenti. Inoltre – ha concordato Marini – dobbiamo puntare su innovazione e ricerca, credo che l’Umbria abbia molte potenzialità in questo senso. Ci aspettiamo un’Università protagonista di questo sviluppo grazie al proprio contributo scientifico, e avremo sempre più bisogno di una voce autorevole in queste scelte, quella dei dottori agronomi e dottori forestali, non solo in campo agricolo, ma nelle molte discipline di competenza, come il governo del territorio e la tutela e valorizzazione ambientale”. Anche per l’assessore regionale all’agricoltura c’è “un rapporto privilegiato fra Regione e Agronomi, che sono parte attiva nel Psr”, e sulla Pac “una politica che premia i beni pubblici – ha detto – credo che sia positiva per l’agricoltura umbra, che dovrà puntare sulla competitività delle produzioni e dell’ambiente”.