Intervista di agricultura.it all’assessore alle risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno.
Assessore Stefàno, come si chiude il 2010 per l’agricoltura della sua regione? Faccia un breve bilancio.
È stato un anno di grande impegno, ma l’analisi, naturalmente, non può prescindere dalla situazione di crisi che purtroppo continua a mettere alla prova, ed in maggiore difficoltà, i sistemi agricoli più fragili, com’è il nostro. Crollo della redditività, concorrenza sleale, oneri previdenziale fra i più alti in Europa, sono alcuni degli elementi di criticità con cui si è fatto e si dovrà fare i conti, sullo sfondo di una politica nazionale che, purtroppo, non ha messo in campo azioni anti-crisi per il settore e che anzi ha scelto la via dei tagli orizzontali e scellerati che hanno penalizzato fortemente il comparto agricolo. Per quanto ci riguarda, il 2010 è stato un anno molto intenso e particolarmente impegnativo, ad esempio sul fronte PSR, poiché l’obiettivo per noi non è solo giungere alla scadenza del 31 dicembre evitando il disimpegno delle risorse comunitarie previste, ma soprattutto assicurarne il migliore utilizzo possibile. E sotto questo aspetto, siamo soddisfatti per il lavoro svolto sinora, con i processi istruttori portati a compimento nei tempi che prospettano la concessione di agevolazioni superiori al target di spesa. Da 15 giorni il processo di spesa è nelle mani dei beneficiari, che in piena autonomia devono chiedere le anticipazioni necessarie a rendicontare la spesa in sede comunitaria. Dai dati a nostra a disposizione è possibile ipotizzare addirittura un overbooking di oltre 7 milioni di euro, rispetto alla soglia dei 243.278.000 euro, quale stanziamento 2007 e 2008 (quota FEASR). Un risultato importante perché primo, dimostriamo che la Puglia non merita quella maglia nera che qualcuno, a turno, sembra volerci a tutti costi affibbiare; secondo perché è stato un lavoro di squadra straordinario fatto con tutto il Sistema, con il quale abbiamo condiviso una sorta di “patto” per lo sviluppo del territorio. Perché credo sia ormai chiaro a tutti che se l’agricoltura cresce, a beneficiarne è tutto il sistema economico e sociale della nostra regione. Infine, perché il Psr ci ha consentito di mettere in campo delle azioni che possono generare significativi cambiamenti nell’ottica della ricerca, dell’innovazione, dell’ammodernamento delle aziende agricole e delle imprese di trasformazione, che potranno divenire più competitive. Ecco, il 2010 a mio avviso è da segnare come l’anno in cui è iniziato un nuovo corso per l’agricoltura pugliese, che naturalmente darà i suoi risultati nel medio-lungo termine. Occorre avere fiducia e perseverare su parole d’ordine quali ricambio generazionale, filiere, e qualità. Tutto ciò, naturalmente, si muove in un ambito che non è solo regionale, ma anche nazionale ed europeo.
La Conferenza delle Regioni e Province autonome ha recentemente presentato un documento unitario sulla riforma della PAC: quali sono le aspettative principali dalla prossima Politica Agricola Comune per la Puglia?
Sono le aspettative che più o meno appartengono a tutte le Regioni, tant’è che abbiamo scritto a più mani un documento unitario quale contributo alla definizione di una posizione comune, autorevole e condivisa dell’Italia, per recuperare il grave ritardo che il nostro Paese ha maturato nel dibattito europeo. Abbiamo condiviso unanimemente la considerazione che il comparto avrebbe bisogno di più risorse per affrontare le nuove sfide globali o, quantomeno, della conferma dell’attuale budget complessivo. Il documento ha evidenziato alcuni temi chiave, quali: la necessità che i pagamenti diretti siano riconosciuti agli agricoltori attivi ed in virtù di ciò che si impegnano a fare e non sullo status storico; l’individuazione di nuovi strumenti di sostegno al reddito degli agricoltori, come potrebbe essere un fondo anticiclico in grado di intervenire nelle situazioni di crisi del settore, o nuovi strumenti assicurativi; una strategia comune a tutti i fondi erogati nel settore per migliorare le sinergie e ridurre gli attuali problemi di demarcazione; una componente agricola ben organizzata, proseguendo e migliorando la esperienza delle OP, ma in tutte le filiere; la definizione di regole che sostituiscano quelle delle varie Ocm in graduale eliminazione; interventi tesi a favorire le esportazioni e dare garanzie ai produttori e ai consumatori europei attraverso il riconoscimento di una maggiore reciprocità commerciale; migliori, più efficaci ed omogenee regole, ma anche adeguate risorse finanziarie per i controlli in tutti gli Stati membri; una semplificazione dei processi per l’attuazione delle politiche agricole, rivedendo anche le attuali regole sull’utilizzo delle risorse, con l’introduzione di norme di flessibilità finanziaria all’interno dei singoli Stati membri.
Quali sono le principali criticità e gli attuali punti di forza del settore nella sua regione?
Ciò che rende più debole il settore pugliese è la sua eccessiva frammentazione, con una miriade di piccole, piccolissime imprese, che da sole non possono farcela a resistere allo tsunami della crisi. Frammentazione aggravata da un tasso di senilità aziendale elevatissimo, con un solo imprendere under 35 ogni 10 over 65. È chiaro che in queste condizioni, parole come competizione, innovazione, sviluppo possono apparire come quasi un miraggio. Per questo motivo, la mia prima azione come assessore è stata quella di entrare subito nel vivo del PSR della Puglia, senza perdere ulteriore tempo, per provare ad eliminare gli ostacoli alla crescita. Lo abbiamo fatto supportando progetti per l’aggregazione, favorendo il ricambio generazionale e rendendo più vivibili e attrattive le aree rurali. Accompagnando, cioè, le imprese ed i produttori in un percorso di rinnovamento, che porterà i primi frutti sul medio e lungo termine. A fronte di queste criticità, ci sono modelli che funzionano egregiamente, come il vitivinicolo, da prendere a riferimento per l’intero comparto, perché ha saputo realizzare una filiera interamente pugliese, ha saputo fare sistema, ha compreso la necessità di affinare una strategia commerciale, ha fatto della qualità la strada maestra. Una qualità di prodotto, ma anche di valorizzazione, di marketing e di organizzazione produttiva. Altro punto di forza è rappresentato dal paniere dei prodotti agroalimentari, straordinariamente vario e di riconosciuta qualità. E proprio su questo abbiamo voluto investire con il marchio “Prodotti di Puglia”, marchio collettivo comunitario con indicazione territoriale, unico in Italia, che ci consentirà di “etichettare” i nostri prodotti a garanzia di qualità, tipicità, sicurezza e rintracciabilità. Il marchio vuole garantire, cioè, la provenienza dalla Puglia del prodotto, materia prima e trasformazione, attraverso un sistema di tracciabilità informatizzato che le aziende devono adottare e che consente di risalire con certezza dal prodotto al produttore iniziale. Proprio in questi giorni abbiamo lanciato la campagna di adesione per le imprese e mi piace pensare che il 2011 si aprirà all’insegna di un progetto innovativo con cui intendiamo sostenere realmente i nostri produttori, tutelare i nostri prodotti dalla concorrenza sleale di merce proveniente da altri Paesi ma spesso priva dei medesimi standard di sicurezza alimentare e garantire i consumatori che avranno certezza di acquistare prodotti di qualità e provenienti da filiera rigorosamente pugliese.
Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura della Puglia.
Guardi, nonostante la difficoltà dell’attuale periodo storico, il nostro settore ha dato e dà segnali di grande vitalità. Giusto per dare qualche numero: in merito ai bandi PSR del Progetti Integrati di Filiera, ad esempio, sono stati presentati ben 67 progetti con 2.233 soggetti richiedenti, di cui 1.755 agricoltori (produttori di base), 352 imprese di trasformazione e commercializzazione e 126 altri soggetti tra cui le Associazioni dei Produttori. Riguardo, poi, al cosiddetto “Pacchetto Giovani”, ben 2604 giovani pugliesi, con età compresa tra i 18 e i 40 anni, hanno voluto partecipare, di cui 2351 sono stati ammessi in graduatoria. Solo alcune cifre emblematiche di un tessuto sociale e produttivo che non ha gettato per niente la spugna ma che anzi ha compreso e accolto la sfida del cambiamento, interpretandola in prima persona, investendo con risorse, idee e progettualità in un settore che io continuo a ritenere centrale per il sistema economico e produttivo non solo della Puglia, ma dell’Italia tutta. Per questo, ma anche come auspicio, come voto assegno 7 e 1/2.
Speciale bilancio 2010 con gli assessori regionali