Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Emilia Romagna Tiberio Rabboni.
Assessore Rabboni, come si chiude il 2010 per l’agricoltura della sua regione? Faccia un breve bilancio?
Le prime stime sull’andamento dell’annata agraria 2010 evidenziano una prima significativa inversione di tendenza rispetto a un 2008 e un 2009 certamente non buoni: il valore della produzione agricola è intorno ai 4 miliardi di euro, con una crescita di oltre il 5%. E’ certamente un fatto positivo perché dimostra che la nostra agricoltura ha saputo reagire alle difficoltà del biennio precedente rafforzando la propria competitività, organizzazione ed internazionalizzazione. Particolarmente significativo è il dato dell’export agroalimentare, in particolare dei prodotti di qualità, che ha messo a segno una crescita del 15,2% nel periodo gennaio – settembre 2010 rispetto allo stesso intervallo di tempo del 2009. Guardando alle singole colture, vanno sottolineati i buoni risultati del comparto cerealicolo con un aumento dei ricavi di oltre il 30% su base annua, il +8% delle colture industriali, soia in testa, l’incremento dei ricavi complessivi superiore al 12% per pere, mele, pesche e nettarine. Tiene infine il settore degli allevamenti, grazie al buon andamento dei prezzi medi di liquidazione del latte, trainati dalla decisa crescita delle quotazioni – in corso ormai da circa un anno – del formaggio Parmigiano-Reggiano. Non posso però non sottolineare che permane un problema di fondo, quello della scarsa redditività del comparto agricolo con il perdurante e, talvolta, crescente divario tra i costi di produzione e i ricavi delle imprese. Non è un problema solo dell’Emilia-Romagna ma nazionale, la cui soluzione non può essere lasciata alle singole Regioni. E’ necessaria una seria ed adeguata politica nazionale, ma al momento devo registrare che le azioni intraprese, anche nella legge Finanziaria sono al di sotto delle benché minime aspettative.
La Conferenza delle Regioni e Province autonome ha recentemente presentato un documento unitario sulla riforma della PAC: quali sono le aspettative principali dalla prossima Politica Agricola Comune per l’Emilia Romagna?
La definizione della nuova Pac rappresenta una sfida fondamentale per la nostra agricoltura, regionale e nazionale. Per questo è fondamentale che l’Italia si presenti unita al confronto europeo e con delle proposte forti e condivise. Nei giorni scorsi ho scritto personalmente al ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan, sollecitando la convocazione in tempi brevi di quelli che ho chiamato gli “stati generali" dell’agricoltura per definire una proposta unitaria tra Istituzioni, rappresentanze professionali, cooperative e sindacali da portare a Bruxelles. Il documento presentato dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome va in questa direzione ma è evidente che occorrono passaggi ulteriori di confronto, che coinvolgano oltre al Governo anche le rappresentanze economiche e sociali del mondo agricolo. Tra le questioni da affrontare in particolare quello delle risorse, destinate a diminuire in modo inaccettabile qualora dovesse prevalere la linea del riparto uguale per tutti sulla base delle superfici eleggibili, ma anche gli interventi di stabilizzazione dei mercati, la reciprocità delle regole produttive, commerciali e fitosanitarie con i Paesi extraeuropei, i rapporti con la grande distribuzione organizzata.
Indubbiamente abbiamo di fronte settimane decisive e l’Italia deve assumere una posizione univoca, di alto profilo politico e tecnico, fortemente sostenuta ed in grado di favorire alleanze con altri paesi comunitari
Quali sono le principali criticità e gli attuali punti di forza del settore nella sua regione?
L’agricoltura emiliano-romagnola è un’agricoltura avanzata e di qualità, che ha saputo nel tempo crescere, mantenendo però saldo il legame con i valori della tradizione, dell’identità territoriale e del rispetto ambientale. Sicurezza alimentare, distintività, affidabilità ed innovazione e poi un paniere di prodotti tipici e tradizionali di assoluta qualità e famosi nel mondo. Ed infine l’attitudine delle imprese a collaborare tra loro, attraverso la scelta cooperativa o altre forme organizzate di accesso ai fattori della produzione e della commercializzazione. Questi i punti di forza. Le criticità sono comuni a tutta l’agricoltura italiana: difficoltà di ricambio generazionale, dimensioni non ottimali delle aziende, volatilità dei prezzi agricoli, bassa redditività. Da parte nostra cerchiamo di contrastarle investendo iniziative e risorse sull’agricoltura “contrattualizzata”, su nuovi e più equi rapporti di filiera, sulle innovazioni che possono diminuire i costi ed elevare la redditività, sull’internazionalizzazione.
Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura dell’Emilia Romagna.
Si possono dare più voti. E’ molto difficile dare un solo voto. Se si misura l’agricoltura dell’Emilia-Romagna rispetto a quella delle altre regioni italiane e di altri paesi dell’Unione europea il voto può essere sicuramente alto. Diverso se si guarda alla sfida della globalizzazione senza regole, alla competizione con agricolture dai costi bassissimi, ai grandi volumi di prodotto che determinano i prezzi e alle speculazioni finanziarie che ne amplificano le dinamiche, all’enorme ed inedito potere commerciale della moderna distribuzione. Se guardiamo a tutto questo il nostro stato di salute non è ottimo. Può però migliorare se l’Italia e l’ Unione Europea decideranno finalmente buone politiche e nuovi strumenti per minimizzare la volatilità dei prezzi agricoli internazionali, per una vera reciprocità di regole produttive e commerciali tra le produzioni di provenienza europea e quelle extra europee, a valere anche per le nostre esportazioni, per tutelare, anche per il tramite della leva fiscale e degli incentivi, il valore del prodotto agricolo nei rapporti commerciali con l’industria alimentare e la Grande distribuzione.
Speciale bilancio 2010 con gli assessori regionali