Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Umbria Fernanda Cecchini
Assessore Cecchini, come si chiude il 2010 per l’agricoltura della sua regione? Faccia un breve bilancio.
I bilanci si redigono alla fine di un ciclo, la mia impressione è che riferirsi solo al 2010 per fare un bilancio dell’agricoltura umbra non sia del tutto corretto. L’agricoltura è un settore dai tempi lunghi, per raccogliere i frutti di ciò che seminiamo in autunno bisogna aspettare l’estate successiva. Chi pianta una vite od un olivo deve aspettare almeno 3 anni per raccogliere i primi frutti. Tuttavia, anche senza fare un bilancio vero e proprio, avendo cominciato a lavorare come Assessore alle Politiche Agricole dalla seconda metà di aprile, posso testimoniare della difficoltà di lavorare, a livello locale, alle politiche di un settore che più di altri soffre le conseguenze della globalizzazione. Gli agricoltori sperimentano sulla propria pelle cosa significa avere a che fare con prezzi e costi che nulla o molto poco hanno a che fare con la legge della domanda e dell’offerta. Il 2010 per le produzioni agricole umbre, soprattutto quelle del comparto cerealicolo, di gran lunga il più importante per la nostra regione, hanno subito, in positivo, le conseguenze della crisi provocata dagli incendi in Russia ed il conseguente rialzo delle quotazioni del prezzo del grano. Ma questa parziale congiuntura positiva viene dopo anni di prezzi largamente inferiori ai costi. Altri comparti, poi, hanno subito contrazioni sensibili delle vendite, penso al vino, o dei prezzi, penso alla suinicultura o di entrambi, penso all’olio. Per tornare al tema del bilancio, possiamo dire che il 2010 è stato un anno di luci ed ombre figlio dell’incertezza in cui viviamo. Il bilancio strettamente economico ci costringe a ricordare che la crisi c’è e morde, rendendo legittimo un po’ di pessimo. Come Assessore ho potuto, tuttavia, constatare che c’è anche un altro bilancio, fatto di grande vitalità ed una forte voglia di investire e di innovare da parte delle aziende umbre, un bilancio della volontà delle aziende che domandano aiuti per essere competitive e rispondere così alle sfide del mercato globale. Come regione e come Assessore abbiamo lavorato e intendiamo lavorare per dare risposte positive a queste aziende attraverso gli strumenti della programmazione comunitaria, in primis il Programma di Sviluppo Rurale. È presto per fare bilanci ma sento di poter dire, parafrasando un grande intellettuale italiano, che il pessimismo dei bilanci in rosso può essere superato con l’ottimismo della volontà delle aziende di investire e innovare.
La Conferenza delle Regioni e Province Autonome ha recentemente presentato un documento unitario sulla riforma della PAC: quali sono le aspettative principali dalla prossima Politica Agricola Comune per l’Umbria?
La riforma della Politica Agricola Comune e le prospettive della PAC post 2013 rappresentano un tema topico su cui si gioca l’avvenire dell’agricoltura europea, italiana ed umbra. La nuova PAC del dopo il 2013 influirà in maniera determinante sul futuro delle nostre imprese i cui redditi dipendono in maniera sostanziosa dai trasferimenti PAC. La Conferenza delle Regioni e Provincie Autonome, davanti alla latitanza del Ministro Galan e del governo Berlusconi, hanno sentito il dovere di assumere una posizione ufficiale che, a tutti gli effetti, è l’unica proposta che esprime unitariamente gli interessi italiani in materia. Gli assessori regionali nel loro complesso, indipendentemente dalla coalizione che rappresentano, hanno fatto sentire la loro voce nell’interesse del sistema Italia e delle nostre imprese. È una partita difficile dove gli interessi dei diversi stati membri non convergono. La latitanza e l’inconsistenza del governo rischia di costare caro agli agricoltori ed all’Italia. La posizione delle regioni italiane è chiara. Sostanziale stabilità del budget comunitario destinato all’agricoltura. Rimodulazione del Pagamento Unico Aziendale graduale. No ad un premio unico per tutta l’Unione. Premi alle aziende attive legati, oltre che alle superfici, anche ai costi. Compensazioni agli agricoltori per la produzione di beni pubblici prodotti per il complesso della società quali la salvaguarda dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e della salute dei cittadini. Come Umbria contiamo di dare il nostro contributo perché nel negoziato con la Commissione che si svilupperà da oggi al 2012, quando i primi testi legislativi dovrebbero essere approvati, prevalga l’impostazione che le regioni italiane hanno sintetizzato nella loro proposta. Si badi bene che questa posizione della regione Umbria è nell’interesse generale dell’agricoltura italiana. Infatti, se dovessimo arroccarci in un egoistico interesse locale, per le caratteristiche e peculiarità dell’agricoltura umbra, potremmo tifare perché prevalgano gli interessi di Francia e Germania. Ma per noi la solidarietà tra territori e regioni non è un semplice slogan, è una pratica quotidiana. Siamo pronti a fare un piccolo sacrificio se questo serve a difendere l’interesse più generale del paese.
Quali sono le principali criticità e gli attuali punti di forza del settore nella sua regione?
Se guardiamo alle criticità l’agricoltura umbra, come quella nazionale in generale, soffre di rigidità strutturali che rendono complicato, se non impossibile, rispondere in tempo reale ai cambiamenti che impone la globalizzazione dei mercati. Oltre a queste rigidità strutturali l’agricoltura umbra sconta anche una “dipendenza” da politiche di sostegno che, di fatto, la condizionano pesantemente. La recente vicenda della fine degli aiuti al settore del tabacco né è un esempio. Da un anno all’altro i ricavi si dimezzano ed i costi restano immutati se non aumentano. Questo trauma è stato vissuto anche da altri settori produttivi, seppure più diluito nel tempo, più graduale. Resta il fatto, comunque, che tutta l’agricoltura regionale soffre. La produzione lorda vendibile agricola regionale si sta contraendo da anni ma nell’ultimo biennio la contrazione ha subito un’accelerazione. Il numero di aziende attive diminuisce, il numero di addetti anche. Forse in qualche settore la crisi morde di più, per fattori contingenti, come per il tabacco, a causa della volatilità dei prezzi, come per i cereali, a causa della contrazione dei consumi come per il vino, a causa dei costi di produzione come per la zootecnia o l’olio. Nel complesso è, tuttavia, tutta l’agricoltura a risentire della crisi. Accanto a queste difficoltà vedo, comunque, anche grandi opportunità. Penso alle occasioni di crescita economica che possono venire dalla green economy. Penso alla sfida della riforma della Politica Agricola Comune che è alle porte che, attraverso una ridistribuzione più equa del sostegno potrebbe dare nuova competitività a settori come l’ortofrutta o la zootecnia estensiva, fino ad oggi penalizzate. Penso al forte e radicato sistema di imprese che fanno qualità e innovazione. Alle filiere mature che vogliono allargarsi e consolidarsi. All’appeal del nome Umbria nell’immaginario dei consumatori. Le criticità e le opportunità vanno gestite con politiche intelligenti, mirate. Politiche per stimolare l’aggregazione e la costruzione di reti di imprese nei settori più frammentati e meno organizzati per fare massa critica. Coerentemente con questa logica le politiche regionali, soprattutto quelle del PSR con le relative risorse, vanno rimodulate e concentrate su specifici e ben individuati settori in grado di aggredire i mercati nazionali, europei ed extra europei. Va avviata una nuova strategia di promozione integrata che leghi le produzioni locali ai valori ed all’immagine dell’Umbria cuore verde d’Italia. Concentrare gli sforzi e fare squadra, questa è la ricetta per superare le criticità e valorizzare i punti di forza.
Infine dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura dell’Umbria.
L’agricoltura umbra non esiste, esistono le agricolture umbre. Quindi non è possibile sintetizzare il giudizio con un voto. Preferisco piuttosto provare a fare una specie di scheda di valutazione. Allora, partendo dalle materie più critiche, la mia valutazione non è positiva rispetto alla frammentazione del sistema delle imprese ed alla disorganizzazione in cui versano molti settori. Ancora, si potrebbe far di più e meglio per quanto riguarda la burocrazia e la complessità del sistema pubblico che fatica a dare risposte in tempi rapidi. Parere non positivo anche per la dipendenza del settore dagli aiuti pubblici. Al contrario, senz’altro ottimo il giudizio per un metodo di confronto e di concertazione che si era diluito e che abbiamo saputo ricostruire con le rappresentanze agricole così come con le professioni e le rappresentanze degli interessi socialmente più rilevanti. Positivo l’impegno della Giunta a razionalizzare e semplificare l’apparato pubblico che si occupa di agricoltura e lo sforzo per riformare il sistema degli aiuti pubblici in senso più equo destinandoli alle aziende attive. Pieni voti alle imprese umbre che investono, anche in questo periodo di incertezze, e che fanno innovazione e qualità. Come vede la media è ampiamente sopra la sufficienza, non male come base di partenza per migliorare ed arrivare ad un punteggio pieno.
Speciale bilancio 2010 con gli assessori regionali