Mellarini (Trento): competitività significa tradizione e qualità

Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Provincia Autonoma di Trento Tiziano Mellarini.

Assessore Mellarini, come si chiude il 2010 per l’agricoltura della sua provincia, faccia un breve bilancio.
Il 2010 è stato un anno impegnativo caratterizzato dal perdurare della congiuntura economica che, nonostante i tiepidi segnali di ripresa, continua a pesare sulle disponibilità economiche delle famiglie italiane. In uno scenario che vede alcune realtà nazionali ed europee con valori negativi in doppia cifra, la Provincia di Trento ha saputo contenere queste difficoltà anche in virtù delle lungimiranti politiche che abbiamo messo in campo negli ultimi anni. La Provincia di Trento ha cercato di favorire un’ottica di sistema e di aggregazione tra i nostri produttori, puntando sulla qualità e sul forte legame del prodotto al territorio. In particolare il settore ortofrutticolo ha fatto registrare risultati soddisfacenti nonostante le premesse non fossero tra le più ottimistiche. Anche il comparto latte, con le produzioni a marchio DOP e tipiche, ha portato, dopo un periodo di flessione, risultati favorevoli nei bilanci aziendali.  Il settore vitivinicolo vive una duplice situazione con il comparto bollicine che sta dando molte soddisfazioni, confermandosi un marchio apprezzato anche a livello internazionale. Per quanto riguarda il settore enologico, esso rimane un punto di forza dell’economia trentina conseguendo risultati importanti, anche se sta scontando una crescita strutturale dei costi che deve far ripensare alcune politiche del comparto.

La Conferenza Regioni e Province Autonome ha recentemente presentato un documento unitario sulla riforma della PAC: quali sono le aspettative principali della prossima Politica Agricola Comune per Trento?
Al di là delle discussioni sul metodo e sul percorso che ci ha portato alla revisione della PAC, il nocciolo vero della questione, per quanto riguarda la nostra realtà, è il ruolo marginale che viene riservato dall’Europa alle zone di montagna. Per questo, assieme alle altre regioni dell’arco alpino, abbiamo iniziato un forte percorso di confronto per elaborare strategie comuni di supporto e di sostegno delle rispettive agricolture. In gioco c’è il riconoscimento a livello simbolico e – soprattutto – a livello di disponibilità di risorse, dell’agricoltura e dell’allevamento di montagna che si presentano oggi come comparti peculiari con delle caratteristiche molto marcate, che hanno una forte funzione di tutela e di preservazione del territorio alpino, dei delicati ecosistemi ivi presenti e della biodiversità, tematica importante delle politiche ambientali del futuro. Le nostre aspettative sono quindi intese a concretizzare le proposte che la montagna europea ha presentato all’Unione Europea a difesa delle tipicità e della qualità che caratterizzano le nostre produzioni ed a sostegno dei maggiori costi che gli agricoltori di montagna devono affrontare per garantire il loro impegno verso il territorio e l’ambiente, a beneficio di tutta la collettività.

Quali sono le principali criticità e gli attuali punti di forza del settore nella Sua provincia?
L’agricoltura trentina è caratterizzata da una molteplicità di micro aziende che operano su un territorio di montagna morfologicamente difficile e fortemente frammentato. I tre comparti principali che compongono la nostra agricoltura, ossia ortofrutticolo, vitivinicolo e lattiero-caseario assommano circa 19.000 aziende che riferiscono oltre 100.000 particelle fondiarie ed una superficie media aziendale di poco superiore all’ettaro. L’età media dei nostri agricoltori rappresenta un elemento di preoccupazione perché, nonostante un crescente interesse negli ultimi anni dei giovani verso l’agricoltura, la maggior parte dei nostri agricoltori è over 60. La ridotta dimensione aziendale ha peraltro permesso un elevato grado di specializzazione degli operatori e delle produzioni con un forte utilizzo dei marchi comunitari di qualità e denominazione. Nel settore vitivinicolo e lattiero-caseario riguardano praticamente l’intera produzione, mentre nel settore ortofrutticolo oltre il 70% della produzione può fregiarsi del marchio DOP. Per affrontare le regole del mercato globale con competitività, le produzioni di montagna devono necessariamente ricorrere alla differenziazione dei prodotti, alla tipicità legata alle tradizioni dei diversi territori e alla qualità. Da sempre i nostri produttori hanno percorso queste politiche produttive anche supportati dall’importante contributo tecnico scientifico dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige, ora Fondazione Mach che attraverso percorsi scolastici di formazione, ricerca scientifica di genomica e applicata, oltre ad un capillare servizio di assistenza tecnica, ha saputo tradurre importanti elementi di vantaggio ai nostro agricoltori.

Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura di Trento.
I voti e le pagelle tendono a essere forse troppo schematici, mentre l’agricoltura è un settore vivo e autentico che è difficile racchiudere in freddi numeri. Certo è che, in riferimento al contesto nazionale e internazionale, ritengo che l’agricoltura trentina possa conseguire una valutazione positiva e meriti, anche per il costante impegno e sacrificio degli agricoltori e degli allevatori, la massima attenzione, vicinanza e sostegno del governo provinciale.

Speciale bilancio 2010 con gli assessori regionali

agricultura.it

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