Minore offerta, domanda in costante aumento e riduzione degli stock. Sono questi gli elementi che fanno temere nuove possibili tensioni nel 2011 nei mercati delle commodities agricole (grano, mais, soia e zucchero) e, in particolare, portano a prevedere prezzi ancora in aumento rispetto ai livelli già elevati registrati nella seconda metà del 2010. Il rischio è quello di favorire misure neo-protezionistiche e di alimentare nuove manovre speculative che avranno effetti deleteri sia per i produttori agricoli che per i consumatori”. E’ quanto afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi preoccupato per le conseguenze che potrà avere, soprattutto sui paesi più poveri, la spirale dei rincari.
Pericoli per l’Italia – “Ma anche in Italia -aggiunge Politi- potremo subire pesanti conseguenze. Il nostro Paese, fortemente dipendente dall’estero (per il 40 per cento di grano duro, per il 60 per cento per di grano tenero, per il 15 per cento di mais, per il 90 per cento di soia e per il 50 per cento di carni), corre il pericolo di pagare un conto salato sia in termini di maggiori costi (quelli delle imprese agricole registrano aumenti superi al 7 per cento) che di minore disponibilità”.
Prezzi in ascesa – “Il dato che oggi emerge -sottolinea il presidente della Cia- è che per le principali commodities agricole esiste una forte relazione tra le dinamiche dei mercati mondiali e quello nazionale. L’‘incontrollata’ volatilità dei prezzi è la questione del sistema agroalimentare. È una questione che impone due comportamenti: allargare lo sguardo a quanto avviene sui mercati mondiali; indicare soluzioni strutturali per mettere in campo strumenti e regole di gestione dei mercati”.
“Le dinamiche dei prezzi delle principali commodities agricole -rileva Politi- sono state caratterizzate recentemente da due principali fenomeni. Il primo è da collegare all’evoluzione di alcune importanti variabili macroeconomiche. Il secondo attiene, invece, alle particolari condizioni in cui operano i mercati delle commodities agricole. E’ opinione che solo dall’esame congiunto di entrambi i fattori sia possibile tracciare un quadro sull’evoluzione dei prezzi delle commodities nel 2011. E’ noto che -rimarca il presidente della Cia- il ciclo dei prezzi in dollari delle commodities è fortemente condizionato dalle dinamiche del tasso di cambio del dollaro. Una prima considerazione che si può trarre è, quindi, quella che se nel 2011 assisteremo a ulteriori deprezzamenti della valuta Usa, i prezzi delle commodities agricole (espresse in dollari) non potranno non risentirne, accentuando una spinta al rialzo che ha già caratterizzato il secondo semestre del 2010. Un secondo fattore macroeconomico è legato alla politica monetaria cinese. I recenti problemi di inflazione, soprattutto nella componente alimentare, hanno portato Pechino ad intraprendere politiche valutarie più restrittive. Se tali politiche divenissero più aggressive nel 2011 e incidessero sulla domanda cinese, ciò potrebbe, invece, costituire un freno alla dinamica dei prezzi delle commodities”.
Le cause – “Comunque, una delle cause dell’incremento dei prezzi delle commodities cerealicole nella seconda metà del 2010 è da attribuire -dice Politi- ai problemi di siccità in Russia e Ucraina. Questioni hanno portato ad una forte riduzione della produzione cerealicola e hanno indotto questi paesi ad un blocco dell’export per tutto il 2010. Diversi segnali indicano che tale blocco sarà esteso anche al primo semestre del 2011. La minore produzione della Russia e dell’Ucraina non verrà compensata, se non parzialmente, da una maggiore offerta. Infatti, le ultime previsioni, indicano per la campagna 2010/2011 una riduzione dell’offerta mondiale di frumento (834 milioni di tonnellate nel 2011 contro gli 848 milioni di tonnellate nella campagna 2009/2010) e una maggiore domanda sempre per il periodo 2010/2011 (665 milioni di tonnellate contro i 652 milioni nel periodo 2009/2010). I due fenomeni porteranno, dunque, ad una riduzione delle scorte cerealicole mondiali”.
Speranza per la Pac post 2013 – “E’ possibile, inoltre, che in tale scenario -sostiene il presidente della Cia- possano intervenire fattori legati alla speculazione finanziaria che, anche se i pareri tra gli economisti sono contrastanti, sembra abbia avuto un ruolo nel condizionare i prezzi delle commodities durante la ‘bolla’ del 2007-2008. Secondo un recente studio, oggi l’ammontare di fondi istituzionali e monetari investiti in commodities è pari a 320 miliardi di dollari, importi di 30 volte superiori se confrontati rispetto ai livelli del 2003. Prospettive di incrementi dei prezzi potrebbero innescare fenomeni puramente speculativi con ulteriori spinte verso l’alto dei prezzi. Davanti a questa possibile nuova escalation che ancora una volta può sconvolgere gli equilibri commerciali mondiali, l’Europa -conclude Politi- deve cominciare a correre ai ripari, cercando di evitare quanto accaduto nel 2007-2008. Prima di tutto bisogna impegnarsi per evitare che alcuni paesi tornino ad alzare le barriere doganali e rilancino la politica dei dazi che non farebbero altro che alimentare un ritorno al protezionismo che in questa particolare fase avrebbe effetti devastanti, sia in termini inflazionistici che monetari. Occorre imboccare altre strade. Nella discussione della riforma della Politica agricola comune post 2013 bisogna guardare con maggiore attenzione agli approvvigionamenti. Non è, infatti, possibile che un colosso mondiale come l’Europa non debba avere scorte alimentari. Bisogna, pertanto, procedere su strade diverse. La questione degli approvvigionamenti diviene di primaria importanza, non solo per soddisfare le esigenze dei consumatori, ma anche per dare certezze ai produttori agricoli. Da qui l’opportunità di un adeguato Piano”.