Proprio oggi la scoperta in Germania di alti livelli di diossina nei maiali, in un allevamento della Bassa Sassonia. Sono già centinaia gli animali abbattuti, come ha fatto sapere il portavoce del ministero dell’Agricoltura del Land, Gert Hahne. E In un altro allevamento di suini della Bassa Sassonia sarebbero stati riscontrati valori di diossina vicini a quelli limite. Il ministero tedesco ha aggiunto che attualmente sono 330 gli allevamenti chiusi sui 4.400 inizialmente bloccati dopo la scoperta il 3 gennaio di uova contaminate dalla diossina. In Italia la scorsa settimana un decesso a causa del morbo di mucca pazza, dopo un’incubazione di circa dieci anni.
Controlli in Italia – Ma come è la situazione attuale negli allevamenti italiani? I consumatori si devono preoccupare? Lo abbiamo chiesto a Cosimo Coretti, dottore agronomo, consigliere Conaf e coordinatore Dipartimento Sicurezza Agroalimentare. “Non ritengo ci siano i motivi per una caccia alle streghe – sottolinea Coretti ad agricultura.it –, il sistema dei controlli in Italia funziona molto bene, possiamo stare tranquilli”. Usa una efficace analogia efficace per chiarire ulteriore il concetto: “E’ come se un rapinatore entrasse in banca senza passamontagna, a volto scoperto – dice -, prima o poi verrebbe scoperto, sarebbe rintracciato. Ecco, la tracciabilità (e rintracciabilità) – codificata efficacemente dall’Ue con la normativa 178/2002 (e il successivo “pacchetto igiene 2004” – permette di sapere proprio tutto sulla vita di un animale, fino alla sua macellazione. Il servizio veterinario del Ministero della salute controlla l’ingresso nel macello, di un bovino ad esempio, che deve essere registrato all’anagrafe”.
Mucca pazza – Ma come si arrivò a “mucca pazza”, un momento che ha cambiato le abitudini alimentari e le regole dei controlli in Europa? “C’è chi ha forzato la natura degli animali – prosegue Coretti -. Un erbivoro è stato costretto ad alimentarsi con mangimi che contenevano residui animali”. Insomma, questi accade se si va contro natura: “ma ripeto – aggiunge – adesso il nostro sistema è completamente sicuro, la tracciabilità è conosciuta e rispettata, funzionano molto bene i controlli veterinari. Anche piccole aziende agricole in Italia registrano, alla nascita, un vitello anche per uso familiare, ci sarebbero poi difficoltà al momento della macellazione e poi per la massima sicurezza alimentare di tutti noi. Stiamo lavorando – conclude il dottore agronomo – con il Ministero della Salute per i controlli fin dall’alimentazione dell’animale”.