Non molto tempo fa, la quinta sessione del Comitato Intergovernativo dell’Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, riunitasi il 15 novembre a Nairobi in Kenia, ha iscritto la Dieta Mediterranea nella sua prestigiosa lista. Un riconoscimento importante questo, che testimonia l’importanza delle nostre tipicità nel mondo legate ad un universo di prodotti che non paragoni in tutto il resto del mondo.
Cosa ne pensa a riguardo il professor Carlo Cannella?
È un vero e proprio patrimonio culturale, un tesoro per l’umanità. Ma non stiamo parlando dei prodotti, della pasta, del pane, dello zucchero, delle verdure ecc. Stiamo parlando di uno stile di vita. La dieta mediterranea è un habitus mentale dei paesi del Mediterraneo, ai quali la stagionalità offre una ricca varietà di alimenti da consumare con frugalità e convivialità. Per frugalità s’intende il mangiare con moderazione all’interno delle nostre comunità, cioè in convivialità. L’inganno a cui ci ha condotto il consumismo degli ultimi anni è che “L’enjoy”, il divertimento, il “fast-food”, siano queste le vere chiavi per godersi il cibo. È questo l’errore che ci ha condotto a dover riscoprire la qualità del buon bicchiere di vino durante i pasti, per fare un esempio. Bisogna difendere quindi i nostri valori, i nostri territori e i nostri prodotti. Bisogna preferire i cibi agricoli, perseguendo la tracciabilità e la sostenibilità. È sicuramente più sostenibile mangiare un uovo o un formaggio che ammazzare una gallina o una mucca. Un tempo il contadino ammazzava un maiale l’anno e con quello sfamava tutta la famiglia. E in quello stile di vita si poteva trovare tutta la frugalità e convivialità che oggi dobbiamo riscoprire. Ci hanno fatto perdere questa dimensione perché ci vogliono proporre ogni giorno una bistecca sul piatto. E i dati del nostro import-export sono lampanti in tal senso. Cerchiamo di tornare al locale e di lasciare stare il globale. Mangiamo più frutta e verdura e cerchiamo così di essere anche più aderenti al messaggio culturale che portiamo avanti e che ci ha permesso di inserire il nostro stile di vita tra i valori dell’umanità Unesco.
Professor Cannella, siamo nel periodo immediatamente successivo alle festività. Che consigli può dare per la mise-en-forme post natalizia?
Bisogna essere saggi. La prima cosa da fare è eliminare panettoni, torroni, cioccolatini. Il nostro organismo non è un ragioniere. Quando mangiamo molto assorbiamo poco e viceversa. Infatti, se avessimo assorbito tutto quello che abbiamo mangiato per le Feste adesso saremmo tutti delle palle roteanti. Bisogna stare attenti però a non perseguire la strada opposta. Se facciamo digiuno si perde la parte magra e i liquido, il che è altrettanto nocivo. In sostanza però cosa dobbiamo fare: primo, eliminare gli eccessi; secondo, tornare alle abitudini precedenti ed eventualmente correggerle se anche prima non erano correttissime. E poi seguire qualche buon proposito per l’anno nuovo. Ad esempio fare più attività fisica. Ma non si tratta di andare in palestra una o due volte alla settimana. Sto parlando di lasciare la macchina a casa e andare a piedi, di fare una passeggiata la sera. Se usciamo da lavoro e ceniamo e dopo ci sdraiamo nel divano, non va bene. Poi si può mangiare tutto, purché con moderazione, provando a diminuire la carne e aumentare la frutta e la verdura.
E per quanto riguarda il consumo di alcolici?
La dose è sempre quella consigliata. Un bicchiere di vino a pasto se piace. Non è obbligatorio dato che i polifenoli e gli antiossidanti sono presenti anche nella frutta e negli ortaggi, ma anche nel tè e nel caffè. Eviterei gli aperitivi e le esagerazioni del dopo cena. Una grappa va bene come digestivo ogni tanto. Ma deve essere l’eccezione, non la regola.