Qualità, prezzo e promozione sono i tre punti fermi da cui partire per riaprire il dialogo con i caseifici industriali, dopo la rottura, ai primi di Gennaio, del tavolo promosso dalla Regione Toscana tra tutti gli attori della filiera del formaggio. Sullo sfondo, ad agitare i sonni degli allevatori, già martoriati da un mercato che batte la fiacca e dall’aumento dei costi di produzione, il tentativo da parte dei caseifici industriali di perseguire la strada del gioco al ribasso.
Alcuni dati – Uno scenario che le Organizzazioni agricole regionali, insieme alle cooperative di trasformazione del latte ovino, vogliono tentare di scongiurare in Toscana; regione dove nel solo 2010 decine di allevamenti hanno chiuso i battenti. Le aziende ovicaprine, registrate presso le ASL toscane, oggi sono meno di 1.100, contro i 1.199 allevamenti censiti nella campagna 2008-2009. Notevole anche la diminuzione dei capii; nel 2010 siamo scesi sotto la soglia dei 470.000 animali allevati. Erano 483 mila nel 2009, 500 mila nel 2008 e 510 nel 2007, a conferma di una lenta ed inesorabile erosione del patrimonio ovino.
No al ribasso dei prezzi – “E’ necessario un intervento straordinario e deciso da parte della Regione Toscana ed in particolare dell’Assessore all’Agricoltura, per difendere, valorizzare e garantire un futuro alla pastorizia nella nostra regione. E’ fondamentale ridare centralità all’allevamento ovino e alle imprese agricole che producono il vero pecorino Toscano Dop. Ma per riuscirci – spiegano i rappresentanti degli allevatori, dopo il primo incontro con i rappresentanti delle cooperative per definire un fronte comune contro il tentativo di ribasso dei prezzi – serve uno sforzo da parte di tutti, anche della distribuzione organizzata, che deve garantire prezzi adeguati alla qualità dei prodotti”.
Tensione e proccupazione – In Toscana, come già successo in Sardegna ed in altre regioni italiane, si avvertono i primi sintomi di tensione tra gli attori di filiera: “C’è una forte preoccupazione – dichiarano le Organizzazioni agricole – sul futuro della pastorizia toscana e degli allevamenti che caratterizzano l’economia agricola e il nostro territorio. Il mondo delle cooperative e quello dei produttori di latte sono perfettamente allineati nell’obiettivo di ridare centralità al vero pecorino toscano Dop. C’è sinergia e compattezza perché l’obiettivo è valorizzare, non penalizzare, un prodotto d’eccellenza. Ci auguriamo che anche la grande distribuzione dimostri sensibilità e giudizio”.
Collaborazione tra Cia, Coldiretti e Confagricoltura – Se da un lato c’è un’apertura al dialogo da parte degli allevatori e delle cooperative di trasformazione, dall’altro ci sono precise richieste per non arrivare ad una nuova rottura “In questi ultimi mesi le spese degli allevatori sono aumentate in modo consistente; in particolare l’aumento dei prezzi dei cereali ha fatto lievitare il costo dei mangimi. Il prezzo del latte pagato nel 2010 non copre più il costo di produzione”, denunciano gli allevatori e aggiungono: “bisogna inoltre garantire investimenti volti a valorizzare la qualità del prodotto Dop, e promozione per permettere ai caseifici di alleggerire le scorte di magazzino e resistere, in questo difficile 2011, alla fase di stanca del mercato. Serve insomma uno sforzo comune – concludono i rappresentanti di Coldiretti, CIA e Confagricoltura – sforzo che vada in direzione della continuità di un percorso di qualità, eccellenza ed equità”.