La ricerca e la sperimentazione, come si sa, sono sempre state di casa a Brolio. Dunque era del tutto naturale che Barone Ricasoli fosse tra le prime cantine italiane ad aderire al progetto Magis, promosso dall’Unione Italiana Vini in collaborazione con Bayer Crop Science. Il progetto ha preso avvio in seguito alla prossima entrata in vigore di un nuovo regolamento comunitario che a partire dal 2013 regolamenterà l’utilizzo degli agrofarmaci in agricoltura. Per questo l’Unione Italiana Vini ha voluto precorrere i tempi promuovendo la nascita di un Protocollo di Sostenibilità mutuato dalla medicina e che una volta messo a punto consentirà alle aziende di migliorare e garantire la sicurezza e la sostenibilità del vino italiano.
Il progetto – Insieme a un’altra settantina di aziende che rappresentano l’eccellenza del vino italiano, Barone Ricasoli ha aderito immediatamente al progetto Magis, contribuendo allo studio per la realizzazione del Protocollo di Sostenibilità. L’azienda ha così dedicato al progetto un grande vigneto di 12 ettari coltivati a Sangiovese. Di questi, 5 ettari sono gestiti secondo il protocollo di difesa ottimizzato che viene fornito direttamente dai responsabili scientifici del progetto, che vede coinvolte anche le Università di Firenze, Milano e Torino. I restanti 7 ettari invece sono gestiti in maniera diretta secondo il normale calendario aziendale. Nel corso dell’anno sono stati effettuati vari prelievi di foglie per verificare eventuali residui di prodotti, mentre le uve provenienti dalle due differenti porzioni di vigneto sono state sottoposte a vinificazioni separate, in modo da poter procedere ad analisi comparative. Per questi primi esami effettuati si aspettano a breve i risultati, che saranno presentati a Rimini nel corso del prossimo Agrifil, il Salone della Filiera Agroalimentare, di scena presso il padiglione fieristico della cittadina romagnola dal 19 al 22 febbraio prossimi.
Altre iniziative – Contemporaneamente e in maniera del tutto indipendente, Barone Ricasoli ha anche deciso di dedicare ben 40 ettari di Sangiovese a regime biologico. La sperimentazione andrà avanti per un triennio, ossia per il tempo necessario per poter verificare e valutare differenze analitiche e costi di gestione. Francesco Ricasoli dunque dopo aver realizzato la mappatura di tutti i 250 ettari di vigneto ed essere arrivato quasi alla conclusione del lungo processo di selezione clonale e di omologazione di un clone di Sangiovese autoctono dei vigneti di Brolio, ha deciso di percorrere anche la strada della sostenibilità produttiva e della tutela del consumatore.