L’ammontare delle risorse che verranno destinate alle Politica agricola comune (Pac), all’interno del bilancio dell’Unione europea, costituisce il vincolo di fondo che condizionera’ l’impalcatura stessa della Pac. Il primo obiettivo del negoziato, in vista della Pac dopo il 2013, mira alla "salvaguardia di una dotazione finanziaria adeguata, non inferiore a quella prevista dell’attuale programmazione". E’ ciò che si legge nel Documento di lavoro sugli orientamenti nazionali in merito al dibattito comunitario sul futuro della Pac e in relazione alla Comunicazione della Commissione su tale argomento. Il Documento e’ stato illustrato oggi dal capo dipartimento delle politiche europee e internazionali del Mipaaf Mario Catania al Forum sul Futuro della Pac. "L’Italia condivide l’assunto che la Pac debba essere un elemento essenziale anche nella Strategia 2020 – continua il documento -. Nell’ambito di una sostenibilita’ che sia anche economica e’ auspicabile una maggiore centralita’ della produzione e dell’attivita’ agricola finalizzata alla produzione di beni". Inoltre nodo centrale della discussione e’ il tema della ripartizione dei fondi comuni tra gli Stati membri che sara’ "uno dei nodi piu’ difficili del negoziato", si afferma nel dossier. Il pericolo e’ che venga presa a riferimento come parametro per la redistribuzione degli aiuti la superficie agricola di ciascuno Stato, azzerando implicitamente tutti i riferimenti storici che hanno determinato l’attuale distribuzione degli aiuti diretti erogati ai produttori.
"Nel caso in cui la superfice fosse l’unico criterio per la distribuzione degli aiuti diretti tra gli Stati membri -si legge nel documento- lo scenario per l’Italia sarebbe estremamente negativo, perche’ porterebbe ad una forte riduzione del gettito destinato ai nostri agricoltori". Altro tema particolarmente critico e’ quello degli strumenti di gestione dei mercati: "E’ necessario introdurre strumenti che siano in grado di prevenire e gestire le crisi e implementare una normativa di regolazione dei mercati piu’ flessibile e diretta ad integrare il reddito dei produttori in presenza di situazioni di crisi di mercato. In questo quadro si innesta anche la necessita’ di migliorare l’etichettatura dei prodotti con l’indicazione dell’origine della materia prima". Infine, un’altra tematica chiave che dovra’ essere affrontata con la riforma e’ il miglioramento del funzionamento della catena agroalimentare: E’ importante perseguire una politica finalizzata a sostenere l’aggregazione dell’offerta e il miglioramento delle relazioni interprofessionali". Il Mipaaf ritiene poi che sia opportuno individuare nuovi strumenti per preservare il reddito degli agricoltori contro i rischi derivanti dalla volatilita’ dei prezzi e del mercati.
Il contributo delle Regioni – “Senza il sostegno economico erogato dalla Pac molte aziende agricole sono destinate al declino e alla chiusura, poiché non in grado di sostenere in un mercato globalizzato la concorrenza di produttori dei Paesi terzi”. Lo ha dichiarato oggi il coordinatore della Commissione Politiche agricole nazionale, l’assessore della Regione Puglia Dario Stefàno, al “Forum sul Futuro della Pac” organizzato dal MiPAAf oggi a Roma per discutere del documento che porterà la posizione italiana all’interno del dibattito fra gli Stati membri per la nuova Politica agricola comunitaria post 2013. Un documento che ha accolto quanto già contenuto nella posizione assunta dal Sistema delle Regioni in occasione della seduta della Conferenza delle Regioni e Province Autonome del 28 ottobre 2010, e della Comunicazione della Commissione sul “Futuro della PAC”, presentata il 18 novembre scorso. “Si condivide – ha spiegato nel suo intervento Stefàno – il principio ribadito anche dal Ministero di sostenere un budget perlomeno pari a quello dell’attuale programmazione, ma crediamo sia necessario rafforzare le motivazioni, integrando il testo ministeriale con le considerazioni riportate nel documento elaborato dalle Regioni”. E, dunque, ribadire che l’agricoltura europea sta attraversando un momento di profonda trasformazione, da imputarsi a tanti fattori, i principali dei quali sono sicuramente:
1) l’ampliamento dei mercati, a livello globale, sicché si assiste all’ingresso, nello stesso, di nuovi e potenti concorrenti oltre ad una rilevante quantità di nuovi consumatori, il tutto in assenza di adeguate regole, tali da consentire il funzionamento di un mercato globale articolato su realtà produttive profondamente diverse tra loro;
2) la comparsa di nuove forme, spesso inedite, di concentrazione oligopolistiche, nel campo della trasformazione industriale e della commercializzazione;
3) il periodico verificarsi di crisi di mercato, da imputare a squilibri, asimmetrie informative, presenza di esternalità, che finiscono, tra l’altro, per determinare la volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli;
4) l’assenza di un governo della sicurezza alimentare globale;
5) la possibilità offerta dalle nuove tecnologie che, integrando neuroscienze, nanotecnologie, genetica e TCI, offrono la possibilità di produrre su vasta scala una varietà, praticamente infinita, di prodotti alimentari personalizzati e adatti alle più svariate e disparate esigenze del consumatore;
6) le sfide alle quali l’agricoltura è chiamata a far fronte, principalmente l’ambiente e il cambiamento climatico.
“Bene l’articolazione della Pac in due pilastri – ha poi aggiunto Stefàno – ma dovrebbero essere evitate le sovrapposizioni che finora hanno inciso negativamente nella applicazione delle misure. Occorre una strategia comune a tutti i fondi, puntualizzando e integrando gli obiettivi di ciascuno, per migliorare le sinergie e ridurre gli attuali problemi di demarcazione”. Altro capitolo importante, quello sulla redistribuzione degli aiuti diretti: “Come sottolinea il documento del MiPAAF – spiega Stefàno – il parametro superficie non può assolutamente essere accettato dall’Italia, considerando che attualmente il nostro Paese, pur realizzando il 12,5% della produzione agricola lorda vendibile ed il 17% del valore aggiunto dell’Unione, riceve soltanto il 10% della spesa agricola comunitaria, risultando quindi sensibilmente sotto remunerata rispetto alla consistenza dell’agricoltura nazionale. In aggiunta va considerato che il contributo italiano al bilancio comunitario ammonta al 13,5%, con un conseguente saldo negativo, per il capitolo agricolo, del 3,5%. Una chiave di ripartizione equilibrata ed oggettiva dovrebbe prendere in considerazione anche altri fattori quali valore aggiunto, occupazione ed il valore della produzione lorda vendibile. In merito ai pagamenti diretti, l’assessore Stefàno ha poi ribadito la proposta del Sistema delle Regioni e Province Autonome: “che i pagamenti diretti siano modulati attraverso la definizione di criteri territoriali, produttivi ed organizzativi, fatto salvo il principio di equità.”
“Le recenti crisi che hanno investito tutti i settori agricoli europei – ha poi aggiunto il coordinatore Stefàno – hanno dimostrato che una politica comunitaria basata su misure di mercato poco flessibili non è più in grado di gestire situazioni di estrema volatilità dei prezzi e della domanda. E’ necessario introdurre, quindi, degli strumenti che siano in grado di prevenire e gestire le crisi ed implementare una normativa di regolazione dei mercati più flessibile e diretta ad integrare il reddito dei produttori in presenza di situazioni di crisi di mercato”. “Il sistema delle Regioni – ha concluso Stefàno – evidenzia criticità in ordine alla posizione assunta dal MiPAAF circa il ruolo positivo che potrebbero avere alcuni interventi di sostegno accoppiati, ai fini di una corretta gestione del mercato. Il riferimento all’attuale esperienza dell’art. 68, seppure migliorato, con la previsione di nuove misure che consentano agli Stati membri di decidere l’erogazione di aiuti accoppiati in via temporanea a favore di settori che attraversano fasi di crisi, appare una suggerimento non del tutto condivisibile” .
L’assesore Prato (Sardegna) – “La battaglia del ministro Galan a difesa del budget agricolo italiano va nella giusta direzione. L’Italia è un contributore netto al bilancio dell’Ue e non può perdere altre risorse. Ma è altrettanto vero che a livello nazionale il riallineamento degli aiuti è un obiettivo imprescindibile. Oggi la media dei pagamenti diretti in Lombardia è di 571 euro/ettaro, mentre in Sardegna è di 161 euro/ettaro: questo non è più accettabile”. Lo ha detto oggi al forum sulla Pac di Roma l’assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna, Andrea Prato. “Questa distorsione – ha proseguito Prato – non può continuare, nell’anno in cui si festeggia l’Unità d’Italia, ancor più oggi in cui i nuovi obiettivi della Pac di Ciolos mirano alla remunerazione dei beni pubblici. L’agricoltura della Sardegna ha un ruolo di serie A nella produzione di cibo e di beni pubblici, molto più delle regioni iperproduttive, pertanto, l’applicazione della Pac in Italia dovrà evolvere verso il riequilibrio dei pagamenti diretti”. Per Prato, che ha parlato anche a nome del presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci: “L’intenzione della Regione Sardegna è aderire alla svolta storica proposta dal Commissario Ciolos, dando vita a un gruppo di numerose regioni italiane ed europee che per modalità produttive, vocazione alla multifunzionalità e cultura rurale hanno nel proprio dna il paradigma agricolo della nuova riforma”. Regioni come la Sardegna, ma anche Trentino Alto Adige, Abruzzo, Toscana, Basilicata, Sicilia, Corsica, zone appartenenti a Massiccio centrale francese, Austria, Grecia, Spagna, Pirenei, Carpazi da sempre impegnate nella tutela dell’ambiente e della biodiversità, nel mantenimento della vitalità delle zone rurali, negli incentivi alle ecoenergie. Da una stima fatta dal professor Frascarelli dell’Università degli Studi di Perugia, Sardegna (+190mln circa all’anno, +81%) Trentino Alto Adige (+115 mln) e Toscana (oltre 100 milioni in più) saranno le regioni italiane più avvantaggiate dal modello di Pac proposto da Ciolos in materia di finanziamenti diretti sulla base della superficie agricola utilizzata. Le più svantaggiate, Lombardia (circa -230 mln di euro), Puglia (-210 mln), Veneto (-140 mln) e Calabria (-125 mln).
IN ALLEGATO IL DOCUMENTO PAC DEL MIPAAF