La grave crisi internazionalesta avendo pesanti ripercussioni non solo sui territori coinvolti ma anche sull’agricoltura italiana. La denuncia arriva da Coldiretti in base all’aumento dei costi del petrolio che ha provocato un aggravio di costi stimabile in 200 milioni di euro su base annua per il settore, dove il gasolio ha sostituito quasi completamente la benzina nell’alimentazione dei mezzi meccanici
Serre a rischio – Oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro petrolio colpisce sopratutto le attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali. A rischio sono gli oltre trentamila ettari di coltivazioni specializzate in serra che producono fiori e piante ornamentali ed ortaggi per le quali la Coldiretti chiede che sia annullata l’accisa sui carburanti destinati al riscaldamento, come già è avvenuto negli anni passati. In assenza di interventi tempestivi il risultato è un ulteriore via libera alle importazioni soprattutto da paesi extracomunitari, favoriti da un clima più caldo, dove spesso si sfrutta la manodopera e si utilizzano di pratiche di coltivazione dannose per la salute e l’ambiente bandite dall’Ue.
Frutta e verdura le più colpite – Ma a subire gli effetti del record nei prezzi del gasolio è l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica incidono dal 30 al 35 per cento per frutta e verdura e assorbono in media un quarto del fatturato delle imprese agroalimentari. Il peso dei costi di solo trasporto sul totale dei costi logistici nell’agroalimentare è pari a un terzo, mentre l’insieme dei costi di gestione del magazzino (scorte, movimentazioni e picking ) copre un altro terzo dei costi logistici. La continua crescita dei costi di trasporto e degli altri costi logistici mette a rischio la competitività delle imprese made in Italy e che va affrontata con interventi strutturali in un Paese dove l’86 per cento delle merci viaggia su strada.