“Cafone” in Campania, “Puccia” in Puglia, “Michetta” in Lombardia, “Ciriola” nel Lazio, “Crescia” nelle Marche, “Carta musica” in Sardegna, “Focaccia” in Liguria, “Piadina” in Emilia Romagna, “Vastedda” in Sicilia. Ogni regione ha il suo pane, le sue ricette, le sue tradizioni. Ma è proprio il pane, per il suo consumo capillare e per la sua ramificazione sull’intero territorio nazionale, a legare gli italiani a tavola ed è per questo che è stato eletto dai nostri connazionali il prodotto agroalimentare simbolo dell’Unità. E’ quanto risulta da un’indagine promossa dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in occasione delle celebrazioni dei 150 anni del nostro Paese.
Lo studio – Dall’indagine -che verrà presentata ufficialmente dalla Cia il prossimo settembre a Torino, durante la VI Festa nazionale dell’Agricoltura dedicata quest’anno all’Unità d’Italia- emerge, infatti, che il 48 per cento degli intervistati vede nel pane il prodotto in grado di mettere d’accordo tutti davanti a un tavolo imbandito, sia tra le mura domestiche che in quelle di una trattoria, di un ristorante o di un bar per un veloce spuntino. Subito dopo il pane -continua la Cia- tra i prodotti agroalimentari scelti per rappresentare l’Unità d’Italia troviamo la pasta (per la quale hanno optato il 23 per cento degli italiani). A seguire c’è il vino (11 per cento), il formaggio (8 per cento), l’olio extravergine d’oliva e il pomodoro (entrambi 5 per cento).
I consumi – La Cia ricorda che, nonostante il calo dei consumi che si è registrato negli ultimi anni, attualmente ogni italiano consuma in media 120 grammi di pane al giorno. L’80 per cento dei consumatori lo acquista (soprattutto artigianale) e lo mangia quotidianamente, il 10 per cento tre o quattro volte a settimana, il restante 10 per cento cinque o sei volte a settimana o per niente. Quanto alle modalità di consumo -si legge dai primi risultati dell’indagine Cia- il pane viene utilizzato soprattutto per la cena (85 per cento degli italiani) e per il pranzo (78 per cento). Percentuali molto più basse si riscontrano per la prima colazione (11 per cento) e per gli spuntini di metà mattinata (8 per cento) e del pomeriggio (10 per cento). Non solo. L’importanza del pane emerge anche dai dati più turistici. Una recente indagine Istat, infatti, sottolinea che c’è ancora molto spazio di crescita per il pane tipico e tradizionale, soprattutto se associato alla riscoperta dei territori rurali e dei piccoli comuni. Basti pensare -rimarca la Cia- che quattro turisti italiani su dieci dichiarano di scegliere una meta turistica sulla base di ciò che offre dal punto di vista enogastronomico e per il 36 per cento degli intervistati in ogni vacanza capita di acquistare il pane tipico locale.