Il vino si beve essenzialmente a casa, mentre il ruolo di ristoranti, pub ed enoteche è marginale per una buona fetta di consumatori. Appena il 40% degli italiani bere vino tutti i giorni; il 28,3% due, tre volte a settimana. Un terzo del campione beve vino assai più raramente. Analizzando questi dati per classi di età emerge un consumatore abituale mediamente anziano, sopra i 50 anni. Lo ha rivelato lo studio Vinitaly/Confcommercio “Gli italiani amano ancora il vino?” presentato nel primo giorno del Salone internazionale dei vini e distillati in corso a Verona fino all’11 aprile.
L’indagine
Secondo l’indagine gli italiani dicono che il vino fa bene, esprime soltanto valori positivi e non lo ritengono un prodotto di moda. Il vino rappresenta proprio l’italianità, il vino non è più un alimento, ma resta una parte fondamentale del nostro sentirci parte della comunità. Gli italiani però ammettono di non conoscere il vino e che la marca è determinante nella scelta di acquisto solo nelle occasioni importanti. In tempi di crisi la “scorciatoia” della leva prezzi non rappresenta la soluzione migliore. Del resto scendere di qualità non paga perché soltanto le imprese che si collocano nella fascia più alta hanno una redditività tale da assorbire la riduzione dei margini e vantano una capitalizzazione maggiore con un migliore equilibrio finanziario.
La ricerca è stata divisa in due parti: la prima ha “tastato il polso” a un campione rappresentativo della popolazione italiana e a un panel di opinion leader scelto fra produttori, enologi, consulenti del comparto, giornalisti per valutare da un lato il sentiment del pubblico nei confronti del vino e dall’altro capire le ragioni del costante e progressivo calo dei consumi individuali in Italia; la seconda basata sull’analisi di oltre 200 rendiconti annuali che rappresentano l’80% del fatturato del Sistema vino italiano, ha esaminato i bilanci delle principali cantine italiane nel periodo 2007-2009 per individuare le categorie che meglio hanno retto alla crisi e le caratteristiche che dovranno avere, anche come posizionamento di prodotto, nei prossimi anni per crescere.
Il panel di esperti
Per il panel di esperti il percepito del vino coincide con i risultati della popolazione su temi quali salubrità, piacevolezza, valori positivi e rappresentazione dell’italianità. Negli ultimi anni il vino italiano è inoltre cresciuto in qualità andando anche verso una maggiore facilità di beva. Nello stesso periodo il mondo del vino non ha parlato correttamente coi consumatori; ha usato un linguaggio elitario (anche nell’etichettatura); non ha investito sufficientemente in pubblicità e promozione, confermando di fatto l’abbandono del presidio sulle nuove generazioni più sensibili di quelle più anziane alla pubblicità e alla comunicazione; non ha coinvolto i consumatori nell’individuare i nuovi vini dando troppo ascolto agli enologi e ai critici. Quindi, paradossalmente, ha prodotto vini che vanno incontro ai cambiamenti recenti delle abitudini della società italiana dimenticandosi però di “avvisarla”.