Arrivano ottime notizie da Verona. Girando per i corridoi intorno allo stand del Gallo Nero i segnali concreti di una ripresa del mercato si sono percepiti già dal giovedì, giornata di inizio fiera: gli stand delle aziende del Chianti Classico già dalle prime ore sono stati visitati da un pubblico che quest’anno è sembrato ancor più qualificato che in altre edizioni, a testimonianza di una crisi economica che sembra davvero essere passata.
I dati – Il Gallo Nero d’altra parte è arrivato quest’anno al più importante appuntamento del vino italiano spinto da numeri davvero incoraggianti, grazie a quel + 34% nelle vendite registrato nel mese di marzo rispetto al marzo 2010 ed in generale ad un primo trimestre 2011 in cui è emerso un incremento medio delle vendite del 18,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I visitatori – Lo stand del Consorzio (D-2, D-3, D-4 del Padiglione 8) ha confermato l’entusiasmo di stampa e addetti ai lavori in questa 45^ edizione del Vinitaly: oltre 4000 sono stati infatti gli assaggi effettuati al secondo piano dello stand consortile, dove era possibile testare le ultime annate di 136 aziende produttrici di Chianti Classico, per un totale di 263 diverse etichette in degustazione.
La visita del ministro – Per brindare al successo della nota denominazione toscana, ieri al quartier generale del Gallo Nero ha fatto visita anche il Ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, che ha molto apprezzato la qualità del Chianti Classico. La visita del Ministro è stata anche occasione di un importante colloquio tra la massima carica dell’Agricoltura e il Direttore Generale del Consorzio, Giuseppe Liberatore. Il Ministro ha ribadito infatti a Liberatore la posizione di netta contrarietà alla liberalizzazione dei diritti di impianto, posizione già espressa nel corso del suo discorso di apertura della fiera.
Il dibattito – Con il Regolamento (CE) n. 1234/2007 l’Unione Europea ha di fatto eliminato i vincoli che esistevano dal 1976 in materia di diritti di impianto delle viti, grazie ai quali la produzione nelle zone di origine era limitata in base a criteri economici. La nuova OCM vino infatti prevede la liberalizzazione dei diritti d’impianto a partire dal 2015, con possibile estensione al 2018 da parte degli Stati Membri, con effetti senza dubbio devastanti per la viticoltura chiantigiana ed in genere per tutte le produzioni di qualità.
Scenari futuri – Sull’impatto di questo provvedimento i massimi rappresentanti della produzione enologica di qualità del vecchio continente si esprimono da tempo in sede europea attraverso la EFOW, l’associazione nata per rappresentare, tutelare e promuovere i vini con denominazione di origine o indicazione geografica all’interno della Comunità Europea e nel mondo. Il direttore generale del Consorzio Vino Chianti Classico, Liberatore, non ha dubbi in questo senso: “La liberalizzazione totale dei diritti di impianto avrà conseguenze drammatiche sul settore dei vini di origine controllata. L’eccessiva produzione porterà a un crollo dei prezzi, ad una diminuzione del valore fondiario delle aziende e a conseguenti perdite di posti di lavoro, mettendo in discussione gli sforzi qualitativi e la delocalizzazione, che sarà senza dubbio la rovina di migliaia di viticoltori”. Uno scenario che il Governo Italiano, attraverso il suo ministro, si è impegnato a fare di tutto per scongiurare.