Dopo aver ottenuto le 3 foglie con Quinta Luna e Chiuse di Sant’Arcangelo nella prima edizione della guida “Oli d’Italia” di Gambero Rosso e Unaprol, il Frantoio Gaudenzi è stato laureato con il massimo dei voti, ossia con le 3 olive, anche dalla “Guida agli extravergini 2011”, la selezione dei migliori oli italiani curata da Slow Food. Questa guida è diventata ormai un punto di riferimento fondamentale nel nostro paese, e fornisce al consumatore uno spaccato pressoché esaustivo della olivicoltura di qualità italiana. Quest’anno le 3 olive sono andate a 54 extravergine, esattamente sei in meno rispetto all’anno passato, a causa di un’annata definita dagli stessi curatori “in chiaroscuro”. Evidentemente gli “scuri” non hanno toccato il Frantoio Gaudenzi di Trevi, che quest’anno ha ottenuto le 3 olive non soltanto con Chiuse di Sant’Arcangelo, l’extra vergine monocultivar Moraiolo che anche l’anno passato era stato premiato con il medesimo riconoscimento, ma anche con Quinta Luna, il blend di Frantoio, Moraiolo e Leccino conosciuto ormai per essere una sorta di novello degli oli.
Eccellenza – Ben pochi sono i produttori che possono vantare due etichette con 3 olive, e questo a riprova della professionalità e della passione che la famiglia Gaudenzi mette nella produzione dei propri extravergine. Francesco insieme alla moglie Rossana e al figlio Stefano negli ultimi anni hanno visto crescere in maniera costante l’elenco dei premi e dei riconoscimenti arrivati ai loro oli sia dall’Italia che dall’estero. La soddisfazione di tutti e tre è dunque proprio quella di veder riconosciuto quell’impegno costante che a volte comporta anche notevoli fatiche e non poche incognite.
Filiera – Senza dubbio la gestione dell’intera filiera in prima persona è uno dei secreti della qualità degli extravergine Gaudenzi e del loro successo sul mercato, ma a questa va unita la professionalità che detta regole e tempi molto rigidi in fatto di frangitura. Ma c’è anche il fattore umano a fare la differenza: quella capacità di interpretare le olive e di creare il blend perfetto che esalti le caratteristiche del terroir e dell’annata che non è possibile imparare sui banchi di scuola. Per usare un’espressione assai in voga nei nostri tempi, il “fattore x” che trasforma un frantoiano in un grande fratoiano fa parte del corredo genetico, e l’esperienza sul campo va di anno in anno ad affinare tale capacità innata. Nella famiglia Gaudenzi per fortuna questo “fattore x” si sta trasmettendo di generazione in generazione, visto le qualità dimostrate da Stefano, che a soli 22 anni ha già ampiamente dimostrato di avere tutte le carte in regola per seguire le impronte paterne.