La Pasqua porta una boccata d’ossigeno agli operatori del comparto ovicaprino, che da tempo denunciano una condizione di grave crisi determinata soprattutto dai bassi prezzi del latte. Le rilevazioni dell’Ismea relative al bestiame vivo indicano un generale incremento delle quotazioni rispetto al 2010, in un momento di massima attesa del mercato coincidente con il consueto picco della domanda pasquale.
I dati – I prezzi all’origine degli agnelli, nella settimana che si è chiusa con la domenica della Resurrezione, hanno raggiunto in media un livello di 4,38 euro al chilo, confermando la tendenza all’aumento delle precedenti settimane. Un valore che rispetto alla Pasqua 2010 mostra un divario positivo del 6,2%, che sale al più 12,5% se il confronto è con la settimana pasquale di due anni fa.L’ultimo prezzo rilevato dall’Ismea rappresenta il massimo nella serie storica delle medie settimanali registrate dal dicembre 2009, quando il mercato, in un altro dei suoi momenti più attesi dell’anno, coincidente con le festività natalizie, aveva raggiunto per gli agnelli vivi punte di 4,56 euro al chilo.
L’aumento dei prezzi – La ricorrenza pasquale – spiega l’Ismea – ha sancito prezzi nettamente più elevati rispetto alla Pasqua 2010 soprattutto nei centri di scambio toscani. Sulla piazza di Grosseto si rilevano aumenti per gli agnelli vivi fino ad oltre il 28%. Prezzi più alti del 16% nel Senese, con incrementi a due cifre anche nelle piazze sarde di Sassari (+20% circa) e Macomer (+12%). Nel Lazio, il mercato di Viterbo ha chiuso con rincari sulla Pasqua 2010 di oltre l’11%. Più deludenti invece gli esiti della commercializzazione sulle piazze di Foggia e Messina, dove i listini degli agnelli hanno confermato sostanzialmente i livelli di un anno fa.