Gli investimenti sulle rinnovabili corrono non soltanto in Italia, ma anche all’estero. Sono molti, infatti, gli imprenditori italiani che investono oltre confine: Europa, Centro e Sud America, ma anche Africa. Complice una grande disponibilità di terreno a basso prezzo e talvolta stanziamenti di risorse pubbliche anche sovranazionali a favore di politiche di sviluppo internazionali. Basti pensare che solo per il continente africano, il vertice di Copenaghen dello scorso anno ha stanziato investimenti per 30 miliardi di euro nel triennio 2010-2012. La Banca mondiale ha invece stabilito di sostenere un progetto di centrali termoelettriche per un importo di 5,5 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, è in piedi un maxi-piano da 400 miliardi di euro per produrre energia verde nel deserto del Sahara.
Rinnovabili – Sono diversi anche i capitali e i progetti italiani sulle rinnovabili all’estero. Ne parla a Bioenergy Expo di Veronafiere, manifestazione dedicata alle fonti di energia pulita di origine agricola, Angelo Scaravonati, presidente di Rinnova Green Energy di Scandolara Ravara (Cremona). «In questo momento i Paesi esteri guardano al know how italiano come risorsa sicura per spingere sulle rinnovabili – sintetizza Scaravonati -. Come Rinnova Green Energy siamo partiti ormai alcuni anni fa con un piano dedicato alla medium rotation forestry (pioppo ad accrescimenti rapido, nda) in Ungheria, su una superficie di oltre 600 ettari. In questo caso siamo stati chiamati come consulenti per una centrale a biomassa legnosa». In Tunisia, invece, Rinnova è partner di una holding svizzera per la coltivazione di essenze legnose da destinare alla cippatura e al commercio nell’intero bacino del Mediterraneo. «Al momento abbiamo iniziato la fase sperimentale – spiega Scaravonati – e in un secondo momento verrà attivata la lavorazione e la commercializzazione».
Promozione – Anche le istituzioni promuovono missioni all’estero. È il caso, ad esempio, della Regione Lombardia, che ha invitato un gruppo di imprenditori in Brasile, nello Stato di Parà, per verificare la possibilità di impiantare una filiera energetica dal legno. Molto forte l’interesse degli Stati sudamericani anche per il mini-idro. Gli investitori esteri in Italia. La febbre da rinnovabili è alta anche in un processo inverso, di investimenti stranieri in Italia. «Soprattutto il mondo teutonico guarda al nostro Paese con grande interesse, in quanto le potenzialità di crescita sia sull’eolico che sul solare, il biogas e il fotovoltaico sono estremamente interessanti, anche per impianti di potenze elevate, che superano i 5 megawatt elettrici». Così assicura Paolo Fava di Bolzano, fiduciario di alcune aziende tedesche, che ammonisce: «Potremmo attrarre capitali esteri in misura decisamente superiore, se solo ci fossero normative più stabili sul fronte degli incentivi».