Fermo pesca di quattro mesi per la fascia costiera e blocco dell’attività delle imprese per 30 o 60 giorni per invertire una tendenza che nei primi mesi dell’anno ha visto crollare la produzione ittica (-50 per cento), tanto che dal prossimo 30 aprile l’Italia dipenderà sempre di più dalle importazioni di pesce straniero. E’ la proposta di Coldiretti ImpresaPesca dopo l’allarme lanciato dal dossier “Fish Dependence Day” presentato da Nef (New Economics Foundation) e Ocean2012, secondo il quale il calo della produzione a livello nazionale ed europeo porterà il nostro Paese a dover acquistare sempre più prodotto dagli altri paesi. Dal 2000, secondo quanto si legge nello studio, la differenza tra la ricchezza dei mari e il prelievo è diventata sempre maggiore e il deficit alimentare è cresciuto senza sosta. Il risultato – sottolinea Coldiretti – è che, secondo il rapporto, il 54% dei 46 stock ittici del Mediterraneo esaminati è sovra sfruttato, tanto che le catture sono diminuite. E, visto che gli italiani consumano la stessa quantità di pesce del 1999, c’è bisogno di importare il 37 per cento in più di prodotto estero.
Autosufficienza – Dal 30 aprile, secondo il “Fish dependance day” finirà dunque l’autosufficienza alimentare per il pesce, in anticipo rispetto agli altri stati europei (in Spagna il pesce autoctono si esaurirà l’8 maggio; in Portogallo il 26 aprile; in Francia il 13 giugno; in Germania il 27 aprile; nel Regno Unito il 16 luglio), mentre a livello comunitario la data indicata è quella del 2 luglio. “Lo sforzo messo in atto negli ultimi 20 anni dai sistemi a traino ha superato la capacità di tenuta dell’ecosistema ed è ora di ripensare politiche e regole a partire dal centro e nord Adriatico – spiega Tonino Giardini, presidente di Coldiretti ImpresaPesca -. Serve un provvedimento d’urgenza per fermare la pesca dal 1° giugno al 30 settembre che preveda la tutela della ristretta fascia costiera fino a 6 miglia, abbinato a un blocco delle attività delle imprese di pesca, almeno in Adriatico, per 30 o 60 giorni in base alla disponibilità economica”.
Proposta – Dopo il fermo Coldiretti ImpresaPesca ritiene necessaria una ripartenza graduale per evitare un depauperamento veloce delle risorse, vanificando gli effetti positivi della pausa e distruggendo i prezzi sul mercato. Dall’autunno, in particolare, occorrerebbe poi effettuare una riduzione da 5 a 4 giornate settimanali per i sistemi a traino. Serve – sottolinea Coldiretti ImpresaPesca – inoltre creare un distretto di gestione, a partire dal centro Adriatico, per fare in modo che gli areali del Nord possano essere gestiti in maniera differente, con la riduzione dei tempi di pesca ma anche con l’ottenimento di deroghe almeno per quel segmento di flotta con una bassa potenza motore”. “Solo richiamandoci a un senso etico della pesca – sottolinea Giardini – potremo essere ascoltati e la nostra attività condivisa e sostenuta dal cittadino e dal consumatore, e questo potrà avvenire, come è avvenuto in agricoltura, sposando politiche che tutti comprendono, che non siano vocate solo al profitto, in barba ad una corretta gestione del mare”.