Ogni famiglia italiana in un anno spende mediamente 515 euro in alimenti che poi non consumerà, sprecando circa il 10 per cento della spesa mensile. Si tratta di oltre 4mila tonnellate di cibo acquistate dai consumatori e buttate in discarica ogni giorno, pari a 6 milioni in un anno. Lo comunica la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando lo studio della Fao diffuso in occasione di “Save the food!”, il congresso internazionale di Düsseldorf. Più in dettaglio -spiega la Cia citando una ricerca di Andrea Segrè, direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Bologna e ideatore del “Last Minute Market”- ogni anno finisce nella spazzatura il 19 per cento del pane, il 4 per cento della pasta, il 39 per cento dei prodotti freschi (latticini, uova, carne e preparati) e il 17 per cento di frutta e verdura.
Paesi spreconi – Ma in questo impegno “dissipatorio” l’Italia è in buona compagnia -continua la Cia-. In Gran Bretagna ogni anno vanno persi 6,7 milioni di tonnellate di alimenti ancora perfettamente utilizzabili per un valore di 10 miliardi di sterline. In Svezia ogni famiglia getta nella spazzatura il 25 per cento del cibo comprato, mentre in Cina si arriva al 16 per cento. Ma la “maglia nera” spetta agli Stati Uniti, che nel complesso buttano via il 40 per cento della spesa alimentare. Uno scandalo non solo dal punto di vista economico ed etico, visto che con gli sprechi dei paesi ricchi e industrializzati si potrebbero sfamare intere nazioni del Sud del mondo. Il fenomeno dello spreco di cibo -conclude la Cia- ha anche un notevole impatto ambientale: basti pensare che una sola tonnellata di rifiuti alimentari genera fino a 4,2 tonnellate di Co2.